Ma sulla scena della vita, quando appare
la mente e quali sono questi “altri mezzi” che danno origine alla mente?
In riferimento alla capacità di formare biofilm Costerton e Steward
in
“Combattere i Biofilm”, Le Scienze 2001, dopo aver evidenziato che solo intorno
alla metà degli anni novanta si è compresa la strategia di sopravvivenza dei
batteri negli ambienti naturale, scrivono (il grassetto è mio): «In
retrospettiva, genera stupore il fatto che sia occorso tanto tempo per decidere
a prendere in considerazione il modo in cui i batteri effettivamente vivono.
Dopo tutto, i biofilm batterici si trovano ovunque: la placca dentaria, lo
straterello melmoso sulla roccia bagnata da un ruscello e la mucillagine che compare in un vaso di
fiori dopo due o tre giorni ne sono alcuni esempi particolarmente familiari». E affermano: «In effetti, la diversità genetica dei
microrganismi in grado di formare simili strutture e l’enorme varietà di
ambienti che possono essere invasi da questi microrganismi ci fanno pensare che
questa capacità debba essere una strategia molto antica di proliferazione di
microrganismi».
Ma quanto
antica?
Forti indizi, in questa direzione, li possiamo trarre dallo
studio dei fossili antichi.
Come abbiamo
già visto in precedenti articoli, gli esperimenti di chimica prebiotica alla
Miller hanno accertato che partendo da semplici molecole (come metano,
ammoniaca, acqua, idrogeno, ossidi di carbonio ecc.) e con apporti di energia
si sono formate un gran numero di sostanze organiche. È con queste sostanze
organiche, attraverso un processo che ancora non abbiamo ben capito, che hanno
avuto origine i primi organismi viventi.
Poiché l’ambiente era ricco di sostanze organiche, si può ritenere che
le prime forme di vita siano state eterotrofe, cioè microrganismi che si
nutrivano di sostanze che si trovavano nell’ambiente circostante. Si può anche
ritenere che questi organismi abbiano dato origine molto rapidamente a organismi
autotrofi, cioè organismi come i cianobatteri, che sintetizzano da soli le
sostanze nutritive. In caso contrario, esaurite le scorte alimentari essi si
sarebbero estinti e con essi la vita. Quanta rapida sia stata questa
apparizione non è dato conoscere, forse un migliaio di anni o un milione, ma
certamente i cianobatteri, se non proprio i primi, sono organismi antichissimi
ed è grazie a loro che la vita ha potuto prosperare.
In una
località dell’Australia chiamata North Pole, che fa parte del Pilbara Block,
sono state individuate, nel 1976, delle strutture stratificate formate da piccoli
granuli di calcare e silicati. Tali strutture, chiamate Stromatoliti sono state datate e risalgono a
circa 3,5 miliardi di anni fa.
Odierni
stromatoliti si trovano nella Shark Bay sempre in Australia. Nella parte
superiore di queste strutture stratificate vivono comunità di microrganismi che
secernono mucillagine. In particolare, lo strato superficiale è occupato da cianobatteri,
cioè autotrofi che si procurano il cibo attraverso la fotosintesi. Lo strato
immediatamente inferiore è occupato da solfobatteri o batteri purpurei,
anch’essi autotrofi. Infine un ultimo strato è occupato da batteri eterotrofi
anerobi, cioè batteri che possono vivere solo in assenza di ossigeno e si
nutrono di sostanze prodotte dagli autotrofi.
Si ritiene che
le antiche Stromatoliti, risalenti a 3,5 miliardi di anni fa, si siano formate
da sedimenti e dall’attività di colonie batteriche simili a quelle odierne. www.bmanuel.org |
Nella zona di
North Pole, in un’unità rocciosa nota come selce di Apex e datata 3,465
miliardi di anni, nel 1986 J. William Schopf ha scoperto i più antichi fossili
fino ad oggi conosciuti e chiamati “fossili di Apex”. Schopf ha pubblicato il
risultato delle sue ricerche nel 1993. Egli ha ripreso e commentato la sua scoperta, in una visione
più ampia, in un saggio, “La culla della
vita” 2003. In questo saggio egli scrive: «Le cellule fossili, analizzate al
microscopio ad alta risoluzione in sezioni petrografiche sottili o in residui
resistenti agli acidi, spesso mostrano caratteristiche di dimensione, forma,
struttura cellulare e aspetto della colonia praticamente uguali a quelle di
microrganismi attualmente viventi». «Diversamente dai filamenti del Proterozoico,
questi “galleggiano”, disseminati come le uvette in una fetta di panettone, in
spesse masse filiforme di quella che originariamente era una mucillagine gelatinosa. Molti
procarioti e quasi tutti i cianobatteri secernono mucillagine dalle loro cellule,
ma la comunità di Apex è la sola conosciuta nella quale i microrganismi
vivevano inclusi in tali ammassi voluminosi. Poiché è l’unica comunità
microbica nota in rocce così antiche, è impossibile dire se la secrezione di
abbondante mucillagine fosse tipica». In riferimento allo scenario ambientale
egli scrive: «Poiché la distanza Terra-Luna era minore, la Terra ruotava più
rapidamente, le giornate erano più corte, le maree più imponenti e le tempeste
più forti. I cieli erano di un caliginoso grigio acciaio, oscurati da tempeste
di sabbia, nuvole vulcaniche e sottili detriti rocciosi sollevati dal
bombardamento meteoritico. […] A causa della quasi totale assenza di ossigeno
libero, l’ozono atmosferico (O3), capace di assorbire i raggi
ultravioletti, era ancora scarso, e la superfice terrestre era immersa in una
luce ultravioletta letale per le prime forme di vita. Gli organismi dovevano
ancora imparare a fronteggiare questo ambiente ostile […]». Questa
mucillagine secondo Schopf: «[…] ha svolto un ruolo nell’aiutare questi primi
microrganismi in evoluzione a fronteggiare un ambiente duro e inospitale».
Dunque
3,5miliardi di anni fa i primi organismi producevano mucillagine, cioè Biofilm.
Ma la produzione di Biofilm è attivata dal “quorum sensing”
che, come abbiamo visto nella seconda parte dell’articolo regola le più
disparate funzioni dei batteri: lo scambio di materiale genetico, la mobilità
delle cellule, la sintesi del biofilm, la produzione di sostanze tossiche, la
comunicazione e la cooperazione non solo tra cellule della stessa specie ma
anche tra batteri di specie diverse.
Quindi i
microrganismi, già 3,5 miliardi di anni fa, vivevano come vivono oggi i batteri
e infatti Shopf, in merito
all’evoluzione dei batteri, aggiunge: «In parole povere si ritiene che i
cianobatteri hanno mantenuto lo status quo, con pochi o punti cambiamenti da
quando hanno fatto irruzione sulla scena miliardi di anni fa» e chiama questo
tipo di evoluzione ipobraditelia. Egli riprende quindi l’opinione già espressa dal
famoso paleobotanico Elso S. Barghoorn che in un articolo del 1971 “I fossili
più antichi” Le Scienze, affermava: «Tutti gli organismi il cui materiale
genetico è disperso entro la cellula e la cui riproduzione non è condizionata
da ricombinazione dei geni dei progenitori sono geneticamente conservativi. In
organismi di questo tipo le rare mutazioni, invece di venire trasmesse, quando
si rivelano utili, vengono eliminate in poche generazioni».
William Shopf
inoltre nel capitolo 8 in merito alla documentazione fossile del precambriano,
dopo aver evidenziato che questi fossili sono principalmente di forma sferica o
a filamenti nastriformi aggiunge: «I fossili sferoidi possono presentarsi da
soli, in coppie o in colonie composte da qualche unità, di centinaia o anche di
migliaia di cellule, e sono spesso circondati da uno o più strati di una
sottile membrana, residuo di capsule di mucillagine di rivestimento». In
definitiva i precursori dei batteri già 3,5 miliardi di anni fa vivevano come vivono oggi i batteri: allo stato planctonico, cioè come cellule
libere in un mezzo acquoso; allo stato sessile, cioè le une accanto alle altre
a formare colonie. E per ciò che riguarda i filamenti nastriformi, dopo aver
evidenziato che i batteri sono avvolti in una guaina mucillaginosa tubolare di
rivestimento e che spesso si conserva solo la guaina a forma di spaghetto scrive: «[…] si noti che tutti fossili o
quasi possono rientrare in generi odierni, e addirittura il 40 per cento non è
distinguibili da precisi cianobatteri viventi. Tutte le forme delle colonie
conosciute nei gruppi moderni sono presenti nei fossili e le guaine tubolari
fossili sono identiche per forma, dimensione e struttura fine a quelle delle
corrispettive specie viventi».
Come abbiamo
detto, odierni stromatoliti si trovano nella Shark Bay in Australia. Si ritiene
che anche le antiche stromatoliti si siano formate da sedimenti e dall’attività
di colonie batteriche simili a quelle odierne. Schopf illustra la formazione delle
stromatoliti: «Se però le condizioni cambiano, se ad esempio le piogge di
primavera inondano la superfice di accrescimento ricoprendola di fango, i
cianobatteri reagiscono. Il primo imperativo per tutti i viventi è restare in
vita e per riuscirci i cianobatteri hanno bisogno di luce solare. Perciò, se
uno strato di fango blocca i raggi del sole, i tipi filamentosi si sbarazzano
del loro rivestimento mucillaginoso e strisciano verso l’alto attraverso i sedimenti per trovare di nuovo una superfice
esposta al sole, che poi rapidamente colonizzano. I batteri fotosintetici del
sotto feltro, anch’essi bisognosi di luce solare, ne seguono l’esempio
liberando a loro volta uno spazio, subito occupato dagli anaerobi che risalgono
dal basso per alimentarsi di qualsiasi materiale organico abbandonato».
Quindi imperativo
per tutti i viventi è restare in vita e
per riuscirci essi si muovono entro schemi se…allora.
In conclusione
la documentazione fossile ci fornisce forti indizi che per 3,5 miliardi di anni
la vita dei batteri è rimasta quasi immutata. Già all’alba della vita essi, a
secondo delle condizioni ambientali, vivevano sia allo stato planctonico che
allo stato sessile. La mucillagine, oggi chiamata biofilm era già presente 3,5
miliardi di anni fa. E se il biofilm era già presente in tali organismi, allora
era già attivo il “quorum sensing”.
È da presumere quindi che i procarioti
siano stati, già dalla loro origine, in possesso di: ragionamenti, comunicazione,
linguaggi, comportamenti sociali, intelligenza, informazione, altruismo, cioè in definitiva una mente.
Come abbiamo evidenziato nel precedente articolo, si ritiene che la massa organica di batteri e cianobatteri sia, oggi, doppia della massa di tutti gli altri organismi viventi del pianeta.
Ed è allora da presumere che solo il possesso delle caratteristiche sopra elencate, solo il possesso di una mente, ha permesso alle cellule primitive, comparse 3,5 miliardi di anni fa, di dominare il mondo per i primi 2 miliardi di anni e di essere ancora oggi protagonisti della vita del nostro pianeta.
E se la vita, come si ritiene, ha avuto inizio con i procarioti, allora: apparsa la vita appare la mente; la mente appare prima della comparsa del cervello.
La mente deve essere stata una proprietà emergente, nel senso dato all’emergenza da Ernst Mayr in “L’unicità della biologia”2005: «La comparsa di caratteristiche impreviste in sistemi complessi». «Essa non racchiude nessuna implicazione di tipo metafisica». «Spesso nei sistemi complessi compaiono proprietà che non sono evidenti (né si possono prevedere) neppure conoscendo le singole componenti di questi sistemi».
Ma quali sono questi “altri mezzi” che danno origine alla mente e perché è apparsa la mente?
Come abbiamo evidenziato nel precedente articolo, si ritiene che la massa organica di batteri e cianobatteri sia, oggi, doppia della massa di tutti gli altri organismi viventi del pianeta.
Ed è allora da presumere che solo il possesso delle caratteristiche sopra elencate, solo il possesso di una mente, ha permesso alle cellule primitive, comparse 3,5 miliardi di anni fa, di dominare il mondo per i primi 2 miliardi di anni e di essere ancora oggi protagonisti della vita del nostro pianeta.
E se la vita, come si ritiene, ha avuto inizio con i procarioti, allora: apparsa la vita appare la mente; la mente appare prima della comparsa del cervello.
La mente deve essere stata una proprietà emergente, nel senso dato all’emergenza da Ernst Mayr in “L’unicità della biologia”2005: «La comparsa di caratteristiche impreviste in sistemi complessi». «Essa non racchiude nessuna implicazione di tipo metafisica». «Spesso nei sistemi complessi compaiono proprietà che non sono evidenti (né si possono prevedere) neppure conoscendo le singole componenti di questi sistemi».
Ma quali sono questi “altri mezzi” che danno origine alla mente e perché è apparsa la mente?
Giovanni Occhipinti
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