mercoledì 7 febbraio 2024

SEMPLICI RIFLESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO (2a parte)

 

Post n. 52

Dunque, il libero arbitrio emerge dalla coscienza che emerge dalla mente che deve essere in possesso di tutti gli organismi viventi.

Ma cosa sappiamo noi sulla mente?

Nel Post n. 14 compreso nell’etichetta An1: Organismi viventi: corpo cervello mente,

avevamo messo in evidenza come in “Polvere vitale”1995, Christian De Duve dopo aver citato alcuni scienziati e filosofi che si occupano del problema della mente, scrive: «Queste poche citazioni dovrebbero chiarire che le ricerche sulla mente sono ancora in uno stato embrionale. Questa situazione non dipende dalla mancanza di studi. In anni recenti sono apparsi decine di libri sull’argomento, scritti di neuro scienziati, linguisti, specialisti dei computer e filosofi, per non contare i teologi. Purtroppo, le tesi sostenute sono quasi altrettante numerose degli autori, anche perché l’ideologia svolge un ruolo più importante nella psicologia umana che in altri ambiti scientifici».

Tradotto, nessuno sa come il cervello dia origine alla mente. Nessuno sa se esiste solo la mente cosciente degli umani e se esistono anche menti coscienti in relazione al grado di evoluzione di un organismo in un determinato ambiente. Nessuno ha mai dimostrato che è necessario un cervello per dare origine ad una mente.

Abbiamo anche sottolineato come gli studi di Giorgio Vallorticara e le riflessioni sugli animali di Enrico Bellone, (per citare solo studiosi italiani), portano a concludere che gli animali sembrano dotati di un equipaggiamento cognitivo di base per sopravvivere e riprodursi, che è poi lo stesso posseduto dalla nostra specie.

Inoltre, è noto ormai da decenni che gli organismi viventi siano in grado di comunicare tra loro, e che l’abilità comunicativa richieda forme di intelligenza

Bellone, rivolge la sua attenzione anche alle piante: «Le vediamo, ad esempio, perdere il fogliame. Le nostre piante pur non avendo reti di neuroni, sentono il sopraggiungere di un clima rigido e si comportano come se valutassero i cambiamenti percepiti entro schemi del tipo “se…allora”: raffinatissimi processi interni ai loro corpi ricevono stimoli esterni, li traducono in linguaggi incorporati e predispongono le opportune reazioni».

In una dimensione decisamente più ampia ci portano Stefano Mancuso e Alessandra Viola in “Verde brillante”, 2013. Gli autori, illustrando anche risultati di ricerche, dopo aver evidenziato come le piante non solo sono in possesso dei nostri stessi sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto), certamente sviluppati secondo la natura vegetale e non umana, ma ne posseggono almeno altri quindici, argomentano: «Come sappiamo bene, infatti, ogni pianta registra ininterrottamente un gran numero di parametri ambientali (luce, umidità, gradienti chimici, presenza di altre piante o animali, campi elettromagnetici, gravità ecc.) e in base a questi dati è chiamata a prendere decisioni che riguardano la ricerca di alimenti, la competizione, la difesa, i rapporti con le altre piante e gli animali: un’attività difficile da immaginare senza far ricorso al concetto di intelligenza!»

Dalle osservazioni di questi scienziati sembra quindi che tutti gli organismi pluricellulari sono in possesso di un equipaggiamento cognitivo di base e tutti utilizzano gli stessi schemi logici, se…allora, tipici della nostra mente.

In riferimento agli organismi unicellulari, nello stesso articolo, abbiamo messo in evidenza come Antonio Damasio, alla singola cellula eucariote (cellula dotata di nucleo al cui interno si torva il genoma) attribuisce concetti di desideri, volontà, intenzioni e scopi che noi associamo alla mente umana e argomenta: «Si è infatti constatato che creature viventi del tutto prive di cervello, persino singole cellule, presentano comportamenti apparentemente intelligenti e diretti a uno scopo: anche questo è un fatto scarsamente apprezzato».

Opinioni, in verità già espresse Konrad Lorenz intorno alla metà del secolo scorso in “L’etologia” Ed. 2011. Nel capitolo “Meccanismi che elaborano un’informazione momentanea”, in riferimento al comportamento ameboide (l’ameba è un organismo unicellulare) egli scrive: «Nel suo ambiente naturale cioè in un liquido di coltura in cui essa può vivere permanentemente l’ameba appare straordinariamente adattabile nel suo comportamento, anzi addirittura intelligente. Essa si sottrae agli effetti dannosi per mezzo di una fuga “di paura”, si avvicina a stimoli favorevoli, ingloba e mangia “avidamente” un oggetto adatto. Se fosse grande come un cane, dice Jennings, uno dei migliori conoscitori di protozoi, non si esiterebbe ad attribuirle un’esperienza soggettiva».

Dunque, le amebe sono capaci di ragionamenti, di inferenze logiche. Se percepiscono la presenza di cibo, allora si dirigono nella direzione del nutrimento; se l’ambiente è ostile, allora si allontanano.

Rupert Sheldrake in “Le illusioni della scienza”2013: riporta un esperimento di Jennings su un eucariote chiamato Stentor. Tale esperimento dimostra come anche singole cellule presentano abituazione, cioè assuefazione agli stimoli. Tale comportamento è presente negli animali e anche nell’uomo ed è associata alla mente. Se una persona va ad abitare in prossimità di una ferrovia o di una strada con molto traffico, all’inizio viene disturbato ma in seguito si abitua e non ci fa più caso. È una forma fondamentale di memoria perché ci permette di adattarci all’ambiente. Ma Stentor è formato da un’unica cellula, la sua memoria non può essere spiegata in funzioni di cambiamenti nelle terminazioni nervose, o sinapsi, poiché non ne ha alcuna. Però Stentor ricorda. Stentor ha una memoria.

Ma un gran numero di esperimenti ha ormai da tempo dimostrato che organismi unicellulari eucarioti sanno orientarsi nello spazio, presentano ragionamenti, scopi, intenzioni, volontà, desideri, ricordi, comportamenti “apparentemente” intelligenti, cioè un equipaggiamento cognitivo di base, concetti tipici della nostra mente; organismi unicellulari che sanno badare a sé stessi. Un equipaggiamento cognitivo molto più semplificato di quello delle piante e degli animali, ma è quanto basta per sopravvivere.

Esistono organismi più piccoli degli eucarioti: i batteri, cellule molto più semplici degli eucarioti perché non posseggono un nucleo, e sono i più piccoli organismi viventi. I batteri possono vivere sia allo stato planctonico cioè come cellule indipendenti in un mezzo acquoso, o nello stato sessile, dove le cellule sono attaccate, le une accanto alle altre, su una superfice solida dando origine a colonie. In apparenza sembrano esseri insignificanti, ma la vita sulla terra è nata con i batteri e dipende dai batteri. Si calcola che oggi la loro massa superi di gran lunga la massa di tutti gli altri organismi viventi. A lungo trascurati, anche perché invisibili, dalla metà del secolo scorso gli studi sui batteri si sono via via intensificati.

Come riportato nel post n. 15 (etichetta An2: Organismi viventi: Corpo, Cervello, Mente. Parte seconda: I Batteri) le ricerche condotte nell’ultimo decennio sulle capacità dei batteri, sia allo stato planctonico che sessile, fanno ormai largo uso di termini come: comunicazione, cooperazione, linguaggi, comportamenti sociali, intelligenza, informazione, altruismo. A tutto ciò bisogna aggiungere che i batteri si muovono entro schemi se…allora, hanno a modo loro cognizione dello spazio e del tempo, risolvono situazioni di conflitto ed elaborano informazioni sensoriali diverse.

In definitiva, allo stato planctonico i batteri presentano un equipaggiamento cognitivo di base tipico della nostra mente. Nello stato sessile, oltre a presentare un equipaggiamento cognitivo di base, i batteri hanno un comportamento simile al comportamento dei gruppi sociali che si riscontrano tra gli animali.

Ma cellule eucariote e batteri non hanno un cervello!

Senza voler entrare nel campo filosofico di cui non abbiamo né le competenze né la voglia, partiamo solo dai fatti, dalla constatazione che concetti tipici della nostra mente sono posseduti anche da organismi che non hanno cervello.

Tutto ciò ci porta a concludere che, partendo dai batteri e proseguendo dagli organismi unicellulari eucarioti ai pluricellulari fino agli organismi superiori come piante e animali, non c’è vita senza un equipaggiamento cognitivo di base, non c’è sopravvivenza senza una mente. A ciascuno la sua mente, nello scenario della vita, la mente appare senza che ci sia bisogno di un cervello.

Ma negli organismi unicellulari da dove emerge la mente e che cos’è?

E se sono in possesso della mente presentano anche il libero arbitrio?

 

                                                                                          Giovanni Occhipinti

(made by human)

(Scusate il ritardo, colpa del Covid)

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