Post n. 19
L’acqua
è costituita da idrogeno e ossigeno. Noi conosciamo la struttura elettronica di
questi due elementi, le loro proprietà chimico-fisiche, ma da queste conoscenze
non possiamo desumere le proprietà dell’acqua. Il fatto che l’acqua è liquida a
temperatura ambiente è una proprietà emergente che non è contenuta nelle
singole parti, cioè nell’idrogeno e nell’ossigeno. Ciò che è valido per l’acqua
è valido per tutte le sostanze, siano esse costituite da pochi atomi o da
miglia di atomi. In definitiva con il termine “emergenza” si intende la
comparsa di una nuova proprietà che non è contenuta nelle singole parti. Si
parla anche di emergenza quando un certo numero di sostanze complesse, ciascuna
con le sue proprietà, fanno parte di un complesso sistema interagente. Per
molti scienziati la vita è una proprietà emergente che si genera da un
complesso sistema di interazioni di tutte le specie molecolari presenti in una
cellula. Emergenza la si deve intendere nel significato dato da Ernst Mayr in
“L’unicità della biologia” 2005: «La comparsa di caratteristiche impreviste in
sistemi complessi». «Essa non racchiude nessuna implicazione di tipo
metafisica». «Spesso nei sistemi complessi compaiono proprietà che non sono
evidenti (né si possono prevedere) neppure conoscendo le singole componenti di
questi sistemi».
Gli
attuali organismi viventi sono molto complessi. Anche i più semplici utilizzano
alcune migliaia di specie di macromolecole organiche: acidi nucleici, proteine,
lipidi, carboidrati. Quali e quanti di questi composti organici facessero parte di un primitivo sistema
complesso interagente da cui emerge l’omeostasi, cioè un citoplasma che ha dato
origine ad un proto organismo, è sempre oggetto di dibattito. Gli scienziati che si occupano del problema
dell’origine della vita sono però tutti d’accordo nel ritenere che due molecole
complesse non potevano mancare: gli acidi nucleici, verosimilmente l’RNA, e le
proteine. Queste 2
macromolecole sono interdipendenti nel
senso che l’acido nucleico contiene il programma per sintetizzare le proteine.
Ma l’acido nucleico da solo non riesce a sintetizzarsi e ha bisogno delle
proteine per essere sintetizzato. Ecco perché sono interdipendenti: l’uno ha
sempre bisogno dell’altro.
L’origine
di queste macromolecole fondamentali è però, a tutt'oggi, un mistero.
Come
chiarisce Pier Luigi Luisi in “Sull’origine della vita e della biodiversità”
2013, in merito alle teorie sull’origine della vita: «Tutte condividono un
problema principale: ognuna di queste
teorie deve partire da una serie di assunzioni più o meno arbitrarie». E in
riferimento alle macromolecole fondamentali aggiunge: «Infatti, la grande
maggioranza delle ipotesi ignora il problema principale, quello della biogenesi
delle macromolecole a sequenza ordinata in molte copie identiche».
Ma,
se il problema principale è la genesi delle macromolecole fondamentali, allora il
primo obiettivo di una teoria per l’origine della vita deve essere quello di
capire l’origine, in epoca prebiotica, di acidi nucleici e proteine.
I
costituenti dell’RNA sono i nucleotidi. Essi sono formati da un gruppo fosfato,
dal ribosio appartenente alla famiglia degli zuccheri e dalle basi azotate
(adenina, citosina, guanina e uracile). Come abbiamo già ampiamente illustrato
in precedenti articoli, zuccheri e basi azotate, in epoca prebiotica non
esistevano. Tutte le ricerche condotte su questi composti rimangono esperimenti
di laboratorio senza nessun collegamento con l’ambiente prebiotico.
D’altra
parte, ad eccezione di qualche astrofisico, tutti coloro che si occupano
dell’origine della vita sono d’accordo nel ritenere plausibile l’esperimento di
Miller. È da ritenere quindi che in epoca prebiotica, partendo da molecole
semplici come metano, ammoniaca, acqua e da altre molecole semplici si siano
formati migliaia di composti organici e tra questi gli amminoacidi. La presenza
di amminoacidi in epoca prebiotica è stata confermata dall’analisi delle
meteoriti risalenti all’epoca della formazione del sistema solare. In
particolare nelle condriti carbonacee è stata riscontrata
una presenza di amminoacidi simile, per qualità e quantità, a quella trovata da
Miller.
Poiché
gli amminoacidi sono i costituenti delle proteine, è ragionevole concludere che in epoca
prebiotica le prime macromolecole fondamentali ad apparire fossero proprio le
proteine. La formazione di queste molecole complesse rappresenta
quindi un passaggio fondamentale verso l’origine
di un primitivo citoplasma e di conseguenza verso l’origine della vita.La sintesi delle proteine pone però dei problemi, già illustrati in altri articoli, ma che per completezza è utile riproporre con qualche esempio per rendere le cose più chiare ai non addetti ai lavori.
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La questione è, che in tutti gli organismi viventi, le proteine sono costituite solo da amminoacidi della forma L.
Ala L
Poiché gli attuali organismi viventi discendono per evoluzione di organismi primitivi, anche le proteine degli organismi primitivi dovevano essere costituite da amminoacidi L. Ma allora, se le due forme molecolari presentano le stesse proprietà chimico-fisiche ed erano inseparabili, come è avvenuta la scelta degli amminoacidi L e che fine ha fatto il Destro?
2) In epoca prebiotica erano sicuramente disponibili un gran numero di amminoacidi diversi. Nell'esperimento di Miller, per esempio, sono stati trovati circa 60 amminoacidi diversi e altrettanti nei meteoriti.
Ma negli attuali organismi viventi solo 20 amminoacidi concorrono alla formazione delle proteine.
Come è avvenuta la scelta dei 20 amminoacidi?
3) La reazione tra amminoacidi per la formazione delle proteine avviene con l’eliminazione di H2O.
Questi problemi sono anche interconnessi e non ha senso immaginare di risolverli con tre modelli diversi. Non si può pensare che per il primo problema sia intervenuto il caso, per il secondo un processo evolutivo e per il terzo un processo deterministico, cioè una pozzanghera in evaporazione.
In merito a queste problematiche Giuseppe Galletti e Valentina Sorgi su “Astrobiologia: le frontiere della vita” 2009, hanno individuato la centralità del problema quando affermano: «Queste particolarità devono essere spiegate, possibilmente con un unico modello di partenza».
In aggiunta a questi tre punti fondamentali specifici, ci sono altri problemi di carattere generale a cui è necessario dare una risposta.
A) Come l’esperimento di Miller ha dimostrato, in epoca prebiotica erano presenti molte altre sostanze organiche. La maggior parte di queste sostanze erano sicuramente inutili se non dannose e avrebbero ostacolato la formazione dei polimeri.
B)
La concentrazione degli amminoacidi, disciolti in acqua, era sicuramente molto
bassa e in tali condizioni la sintesi dei polimeri sarebbe stata impossibile.
È
quindi logico concludere, che in epoca prebiotica alcuni vincoli chimico-fisici
dell’ambiente prebiotico abbiano funzionato da principio organizzatore per
selezionare e concentrare le sostanze fondamentali per l’origine della vita e
successivamente catalizzare la formazione delle macromolecole necessarie alla
vita.
Inoltre
non è possibile che uno di questi processi avvenga al polo nord, un altro
all’equatore e l’altro al polo sud. Questi processi devono essere localizzati
nello stesso punto.
Ma
la localizzazione da sola non basta. Come suggerisce Paul Davies in riferimento
a queste tematiche, selezione, concentrazione e catalisi devono realizzarsi in
simultanea. Non si può pensare che ad un dato istante vengono selezionati gli
aminoacidi, da questi dopo un mese vengono selezionati i levo e dopo un anno si
ha la catalisi.
In
definitiva il modello unico di partenza deve contenere, selezione,
concentrazione e catalisi e tutti devono essere stati processi simultanei e
localizzati.
La
scienza ha ormai da tempo messo in evidenza come i pianeti, le stelle e l’universo
intero siano il prodotto del caso e delle leggi naturali: caso e necessità. E
indubbio che l’evoluzione degli organismi viventi sia anch’essa frutto del caso
e della necessità.
Ma
caso e necessità hanno governato anche i primi passi dell’origine della vita,
cioè la sintesi dei biopolimeri? Se i passaggi sopra elencati devono far parte
di un unico modello coerente si aprono due possibilità: o gli eventi sono stati
tutti casuali o gli eventi sono stati tutti deterministici. Introdurre qua e là,
a discrezione, qualche evento casuale o per usare la nuova terminologia qualche
“accidente congelato”, è solo un espediente ad
hoc per dare sostegno a teorie poco credibili. Ma la probabilità che tutti
i passaggi sopra elencati siano stati eventi casuali e coincidenti è come gridare al miracolo. E allora, gli
eventi che hanno portato all’origine delle proteine devono essere stati tutti
eventi deterministici.
Ma
esiste una teoria che ci fornisce un principio organizzatore e che ci permette di costruire un modello
coerente attraverso processi esclusivamente deterministici?
In
un secolo di ricerche sull'origine della vita, l’unico scienziato che ha suggerito
una soluzione fu J. D. Bernal nel 1951. Come noto le argille sono formate da
vari strati cristallini sovrapposti. Ciascuno strato è costituito da due sotto strati, uno di tetraedri di silice (Si2O52-)n
e l’altro di ottaedri di allumina idrata
[Al2(OH)42+]n. Senza entrare troppo
nei particolari, per la presenza di cariche
elettriche i vari strati o sotto strati
si neutralizzano a distanza. Tra uno strato e l’altro o tra un sotto strato e
l’altro rimangono quindi degli spazi vuoti dove possono sistemarsi molecole di
acqua o molecole che presentano dipoli elettrici come
i costituenti delle macromolecole fondamentali. Si è calcolato che in un cm3
di argilla la superficie di questi spazi vuoti equivale a quasi la superficie di
un campo di calcio. Bernal propose che le argille avrebbero potuto selezionare
e concentrare le sostanze fondamentali per l’origine della vita e
successivamente catalizzare la formazione delle macromolecole necessarie alla
vita. Egli suggerì anche l’importanza del quarzo nella formazione delle
molecole primitive. Il quarzo infatti si trova unito all'argilla, come gli
aminoacidi presenta una forma D e una forma L e avrebbe potuto dare origine ad
adsorbimento preferenziale separando il destro dal levo. Poiché all'interno dell’argilla ci sarebbe stata
anche simultaneità e localizzazione, l’ipotesi di Bernal ci fornisce, di fatto,
un modello coerente.
Giovanni
Occhipinti
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Articolo: Origine delle Proteine (2a parte), seconda metà febbraio