Post n. 20
Come
abbiamo evidenziato nell'articolo precedente gli amminoacidi esistono sotto due
forme, Destro e Levo, una l'immagine speculare dell’altro. Gli organismi
viventi utilizzano solo la forma L, la vita è quindi asimmetrica.
L’asimmetria
molecolare, che come vedremo riguarda anche altri composti, è stata scoperta da
Pasteur nel 1848. Da allora sono stati fatti molti sforzi per capire perché la
vita utilizza una forma e non l’altra e
come è avvenuta la loro separazione.
Una
sintesi dei tentativi più significativi per risolvere il problema è stata fatta
da Mario Ageno in “Lezioni di
Biofisica”, 1980. Egli anticipa la conclusione di questi tentativi affermando:
«Questo problema ha tormentato la mente di un gran numero di ricercatori, dai
tempi di Pasteur fino ad oggi e non sembra aver ancora ricevuto una risposta
completamente soddisfacente, che cioè colleghi deduttivamente l’esistenza
dell’asimmetria molecolare della biosfera coi principi fondamentali della
teoria fisica o biologica».
Uno
di questi tentativi che Ageno aveva escluso in quanto ipotesi di dubbia
validità è stato ripreso nel 1990, da R. A. Hegstrom e D. K. Kondepudi, in un
articolo su Le Scienze “La chiralità dell’universo”. Come illustrano gli
autori, i composti chimici hanno origine attraverso interazioni
elettromagnetiche degli atomi di cui sono costituiti. Durante questi processi
si dice che si conserva la parità,
cioè se si forma un composto la sua immagine speculare ha la stessa probabilità
di formarsi.
Le
particelle costituenti l’atomo, protoni, neutroni ed elettroni, sono tenuti
assieme da diverse forze. Due di queste forze, la forza nucleare debole e la forza
elettrodebole, non conservano la parità.
Nella
crosta terrestre del nostro pianeta esistono degli elementi i cui atomi si
decompongono ed emettono delle radiazioni (decadimento radioattivo). Durante il
decadimento radioattivo vengono emessi anche elettroni ad alta velocità, i
raggi β (beta). Senza entrare troppo nei
particolare, responsabile di questo decadimento è la forza nucleare debole, e
poiché essa non conserva la parità vengono emessi più elettroni sinistrorsi che
destrorsi. Quando i raggi β colpiscono le molecole chirali li decompongono, ma
essendo in maggioranza sinistrorsi distruggono preferenzialmente una forma
lasciando un eccesso della sua immagine speculare. Si è pensato quindi che la
forza nucleare debole fosse responsabile dell’asimmetria della vita. È stato
scoperto che la differenza relative nei tassi di decomposizione è dell’ordine
di una parte su 109, cioè di una parte su 1 000 000 000 (un miliardo).
La
seconda forza, la forza elettrodebole dà un suo contributo alla formazione dei
composti.
Poiché
anche questa forza non conserva la parità è stato calcolato che durante la loro
formazione, in epoca prebiotica, gli amminoacidi levo dovevano essere più
abbondanti dei destro nell'ordine di uno su 1017, ci risparmiamo di
scrivere un 1 seguito da 17 zeri.
Pur
essendo questi contributi molto piccoli per determinare un’asimmetria
molecolare, Kondepudi e un collaboratore, Nelson, hanno tentato di dimostrare
teoricamente che in particolari condizioni possono esistere processi di
amplificazione. Egli immagina una vasca dove competano destro e levo e scrive:
«E la vasca dovrebbe essere abbastanza grande e sufficientemente ben mescolata
(il rimescolamento dovrebbe riguardare all'incirca una superficie di 10 chilometri quadrati e una profondità di parecchi metri) per eliminare in gran
parte l’effetto risultante delle fluttuazioni casuali. Se fossero soddisfatte
tutte queste condizioni, la forza nucleare debole dovrebbe essere in grado, in
un periodo compreso tra 50 000 e 100 000 anni di influenzare fortemente il
processo di rottura della simmetria». Kondepudi e Hegstrom concludono: «Abbiamo
esposto numerosi modelli per dimostrare come si possa essere sviluppata
l’asimmetria chirale nelle biomolecole.[…]. Tuttavia, nessuno di essi è valso a
indicare un particolare gruppo di composti prebiotici dotati di tutte le
proprietà richieste da questi modelli».
In
definitiva, le conclusioni cui era giunto Mario Ageno sono ancora attuali.
Il
problema dell’asimmetria molecolare viene ripreso nel 2001 da Robert M. Hazen
con un articolo su Le Scienze: “Vita dalle rocce”. Come indica il titolo, Hazen
rivolge la sua attenzione al mondo minerale e prefigura un modello unico. Cioè,
egli immagina che concentrazione, selezione e sintesi possano essere avvenute
all'interno di piccole sacche d’aria di pomici vulcaniche o di rocce feldspatiche. Per
questi eventi l’autore non prende in considerazioni eventi deterministici e
anzi afferma: «Il caso potrebbe aver prodotto una combinazione di molecole che
avrebbero alla fine meritato di essere chiamate “viventi”». Hazen affronta,
quindi, il problema dell’asimmetria molecolare rivolgendo la sua attenzione ai
cristalli di calcite, calcari e marmi, perché questi cristalli formano coppie
di facce speculari. Come egli ci spiega, i cristalli di calcite venivano
immersi in una soluzione che conteneva un amminoacido Destro e Levo al 50%.
Dopo 24 h il cristallo veniva estratto e lavato e la soluzione analizzata. Le
facce sinistrorse della calcite selezionavano principalmente l’amminoacido L con
un eccesso del 40% e viceversa. Hazen non si pone il problema di ricercare le
cause fisiche di queste fenomeno e afferma: «Stranamente le facce più
terrazzate erano quelle più selettive. Questo fatto ci condusse a prevedere che
i bordi delle terrazze potesse costringere gli amminoacidi ad allinearsi in
file ordinate sulle loro rispettive facce». Poiché le facce dei cristalli
sinistrorse e destrorse sono in misura uguale egli conclude: «Fu per puro caso
che la molecola destinata al successo si sia sviluppata in una faccia
cristallina che preferiva gli amminoacidi sinistrorsi rispetto alla loro
controparte destrorsa».
In
definitiva un modello unico ma casuale, cioè un miracolo.
Nel
1984 mi fu chiaro che la teoria di Bernal fosse
l’unica teoria che ci indicasse un percorso credibile verso la
comprensione dell’origine della vita e che il problema dell’asimmetria
molecolare fosse uno dei passaggi fondamentali. Bernal, nella sua teoria, non
indica le forze fisiche in gioco e quindi, come egli stesso scrive, non indica
le tappe di tale percorso per mancanza di ricerche necessarie. Egli,
però, ci suggerisce un percorso dove le leggi della materia inerte possono
compenetrare quelle della materia vivente.
Sì,
ma come?
Un
condensatore è composto da due lamine metalliche (armature), poste a distanza
di qualche centimetro, di cui una è carica
positivamente e l’altra negativamente. Se le due lamine vengono collegate ad un
voltmetro avremo la misura della differenza di potenziale del condensatore da
cui si può dedurre anche l’energia del condensatore.
L’acqua,
costituita da idrogeno e ossigeno, in piccole quantità è dissociata in:
H2O
↔ H+ + OH-
Le molecole di acqua presentano al loro
interno uno spostamento di cariche. In particolare sugli atomi di idrogeno è localizzata una porzione
di carica positiva δ+ e sull'atomo di ossigeno una porzione di
carica negative δ-. Più in generale, molecole che presentano al loro
interno una separazione di cariche
vengono denominate polari e la loro polarità viene misurata attraverso la costante
dielettrica.
Immaginiamo
di avere una busta di plastica piena di acqua. Se essa viene inserita
all'interno del condensatore, la parte positiva della molecola si orienterà
verso la lamina negativa del condensatore e viceversa. Come indica l’immagine,
la differenza di potenziale del condensatore diminuisce e di conseguenza anche
l’energia del condensatore si riduce.
In
conclusione, ciò che è importante sottolineare in questo contesto è quanto
segue: Poiché l’energia del condensatore
si riduce quando viene inserita una sostanza polare, se prima di inserirla avviciniamo
tale sostanza all'interno del condensatore essa verrà risucchiata
spontaneamente al suo interno. Un
processo che segue il 2° principio della termodinamica, come il sasso che, una
volta spinto, rotola giù dalla collina.
Anche le molecole
degli amminoacidi presentano una separazione di cariche e sono quindi sostanze polari. In soluzione acquosa si presentano come ione dipolare
con una costante dielettrica molto elevata.
Il problema da
porsi è quindi il seguente: esistono condensatori naturali che, in epoca prebiotica,
possano avere risucchiato e accumulato al loro interno gli amminoacidi sottraendoli
alla soluzione? Certamente devono essere condensatori che agiscono a livello
molecolare.
È
stato scoperto che questi condensatori naturali esistono.
Tra il 1890 e il 1930 sono stati
scoperti e studiati, da Helmholtz, Gouy e Stern
(Trattato di chimico-fisica, S. Glasstone 1963 pag.1280), doppi
strati elettrici generati da silice, silicati e vetro, tutte sostanze che
presentano forze elettriche
superficiali residue. Il vetro per esempio
supposto inizialmente neutro, a contatto con H2O
perde facilmente gli ioni positivi della superficie (Na+, Ca++,…)
e quindi rimane carico negativamente. Se una soluzione di Na+Cl‑
viene messa a contatto con il vetro, gli ioni Na+ origineranno uno
strato ionico in prossimità della parete negativa del vetro. Una parte dello
strato ionico è saldamente fissata alla parete del vetro mentre l’altra parte è
diffusa verso la soluzione. Possiamo immaginare, nella parte
diffusa, due ipotetiche piastre passanti per i punti A e B. All'interno di
queste ipotetiche piastre, a sinistra ci sono più cariche positive che a destra
e, di conseguenza, tra i punti A e B c’è
una differenza di potenziale chiamato potenziale elettrocinetico. Il doppio strato elettrico è quindi
assimilabile a un condensatore (più precisamente un micro condensatore) e come tale venne
studiato. La distanza tra A e B, per basse concentrazioni, è dell’ordine di 0,3x10-6cm (Giuseppe Bianchi, Elettrochimica,1963,
pag.426). Micro condensatori di questo tipo trattengono una fila di dipoli di circa 10 molecole di acqua, agiscono cioè a distanze molecolari.
Quindi
esistono condensatori naturali che in
epoca prebiotica possono avere attratto e accumulato al loro interno gli amminoacidi sottraendoli
alla soluzione.
Il potenziale
tra i punti A e B non può essere misurato direttamente; però forzando la
soluzione attraverso un capillare o un diaframma, una porzione della parte
diffusa del doppio strato ionico viene trascinata mentre la rimanente porzione
rimane attaccata alla superficie. Questi ioni misurati alle estremità del
capillare prendono il nome di: potenziale di flusso. Il potenziale di flusso
dipende ovviamente dal contenuto della soluzione.
Ho costruito un
apparecchio per la misura dei potenziali di flusso. Vi risparmio difficoltà ed
errori come, soprattutto, avere in testa condensatori macroscopici e operare
con condensatori microscopici.
Come abbiamo visto, questi micro condensatori agiscono a distanze molecolari e quindi si pone il problema di come immaginare il campo elettrico al loro interno.
it.wikipedia.org |
In
un condensatore macroscopico come quello in figura, il campo elettrico è
uniforme e viene rappresentato da linee di forza parallele ed equidistanti. In tali sistemi la disposizione delle cariche
è una distribuzione uniforme sulle due superfici del condensatore.
In un micro condensatore come
quello descritto sopra, la carica + non è equamente distribuita su una
superficie ma si trova diffusa, mentre la carica negativa presenta ancora una
distribuzione abbastanza uniforme sulla superficie del vetro.
In prima
approssimazione e in modo
anticonvenzionale potremmo ancora considerare
il
campo elettrico uniforme e rappresentarlo con linee di forza parallele ed
equidistanti.
Ma, se oltre alla carica positiva
anche la carica negativa non è equamente distribuita su una superficie, possiamo
ancora parlare di campo elettrico uniforme e linee di forza parallele ed
equidistanti?
Il quarzo cristallino è
costituito da strutture elicoidali le cui unità
costitutive sono tetraedri di SiO4. Tali strutture elicoidali
possono svilupparsi in senso destrorso D o sinistrorso L e dare origine a
cristalli che sono l’immagine speculare dell’altro.
Quando una delle forme viene messa
a contatto con una soluzione, sulla superficie si generano dei micro
condensatori e quindi campi elettrici, le cui linee di forza non possono essere
parallele ed equidistanti.
Ciò
perché:
a) i dipoli xd+ yd‑,
del legame Si‑O, non si trovano tutti sullo stesso piano,
b) non hanno lo stesso orientamento,
c) agiscono a piccolissime distanze, cioè a livello molecolare,
dove deve essere determinante la
loro appartenenza ad un complesso elicoidale.
Le linee di forza all'interno di
un condensatore di tale tipo, per distanze dell’ordine molecolari, si potrebbe immaginarle di forma elicoidale, cioè come il foro di
una vite orientato in senso destrorso o sinistrorso, secondo la struttura
utilizzata.
Gli amminoacidi, costituenti delle
proteine, sono sostanze dipolari che presentano un gruppo (‑COO-) ed
un gruppo amminico (‑NH3+). I loro dipoli sono più forti
dei dipoli delle molecole di acqua. Ma ogni atomo o gruppo
atomico, legato all’atomo di carbonio, presenta legami covalenti polari e di
conseguenza è un dipolo. È chiaro che se la forma D è l’immagine speculare
della forma L, anche i dipoli della forma D saranno l’immagine speculare dei
dipoli della forma L. Poiché l’atomo di carbonio ha una struttura spaziale, a
livello molecolare i dipoli delle due differenti strutture si possono immaginare
di forma elicoidale, cioè come una vite orientata
in senso destrorsa o sinistrorsa,
In prove di laboratorio, per la misura della
polarità delle molecole, si utilizzano condensatori con elevato potenziale,
dell’ordine di alcuni Volts, e con distanze di
qualche centimetro tra le piastre. In tali prove, che possiamo chiamare
macroscopiche, la natura elicoidale dei dipoli delle singole molecole non viene
evidenziata, mentre si misura solo la
risultante dei dipoli.
Ma se gli amminoacidi vengono immersi in adatti
micro condensatori generati dal quarzo dove: la distanza tra le ipotetiche
piastre è dell’ordine molecolare, il campo elettrico al loro interno è
elicoidale e i potenziali sono dell’ordine del mV (millesimi di Volts), allora
deve essere possibile evidenziare la struttura elicoidale dei dipoli delle loro
molecole.
Giovanni
Occhipinti
Prossimo articolo: Origine delle proteine (terza parte), fine Marzo