Post n. 28
Come
abbiamo ampiamente esposto negli articoli riguardanti il problema
dell’asimmetria molecolare, gli amminoacidi, costituenti le proteine, esistono
sotto due forme, Destro e Levo, una l’immagine speculare dell’altro. Queste due forme molecolari hanno le stesse proprietà chimico-fisiche e quindi
si presentano sempre insieme. Poiché sia la forma D che la forma L, in epoca
prebiotica, erano sicuramente disciolte in acqua, il disordine molecolare
avrebbe prodotto reazioni incrociate tra amminoacidi L e D e dato origine a
proteine contenenti le due forme, ma di nessun interesse biologico. Ora la
questione è che tutte le proteine, in tutti gli organismi viventi, sono
costituite solo da amminoacidi della forma L. La vita è quindi asimmetrica, ma
come è avvenuta tale scelta? Da
oltre un secolo e mezzo la ricerca si è spesso orientata verso l’esistenza, nel
mondo minerale, di un materiale asimmetrico che abbia coadiuvato tale scelta. Partendo dalla teoria di Bernal sul ruolo delle argille e del quarzo, osservazioni
polarimetriche hanno messo in evidenza come la silice colloidale ruota il piano
della luce polarizzata a sinistra. La silice colloidale potrebbe
essere quindi quel minerale asimmetrico, da tanto tempo ricercato, che abbia
favorito gli amminoacidi L. Abbiamo supposto che la deviazione della luce
polarizzata della silice colloidale sia dovuta alla formazione di strutture elicoidali del tipo quarzo
Levo. Ma se la silice colloidale in soluzione acquosa dà origine a strutture
elicoidali, hanno la stessa probabilità di formarsi sia strutture Destro che
strutture Levo.
Perché avrebbe prevalso la forma
Levo?
Nell'articolo
“Origine delle proteine: il problema dell’asimmetria molecolare (quinta parte)”
avevamo avanzato l’ipotesi che il campo magnetico terrestre avesse giocato un
suo ruolo fondamentale nell'asimmetria della silice colloidale. Infatti
l’articolo concludeva: “In definitiva le unità strutturali tetraedriche della
silice, legandosi per dare particelle colloidali, potrebbero orientarsi in
qualsiasi direzione e un contributo, anche se piccolissimo, potrebbe darle una
direzione preferenziale. Tale contributo potrebbe essere dato dall'effetto
combinato tra il campo magnetico terrestre e i tre fattori sopra elencati:
l’asimmetria dell’acqua, la formazione dei cluster e l’unità strutturale
tetraedrica.
È possibile quindi che questo effetto
combinato imponga una direzione preferenziale e sia all'origine dell’asimmetria
della silice colloidale».
Ma allora,
eliminando il campo magnetico terrestre l’asimmetria della silice colloidale
dovrebbe scomparire.
Il mio
rapporto con la Magistri Cumacini, la scuola dove ho insegnato per quasi
trent'anni, in realtà non si è interrotto. Un gruppo di insegnanti, ormai in
pensione, collaboriamo al riordino e al funzionamento della biblioteca
scolastica.
La domanda
sul campo magnetico, in verità, non me la sono posta io, ma un caro collega di
fisica, il professore Clemente Cattaneo. In realtà, come Clemente mi ha
illustrato, il campo magnetico terrestre non si può eliminare completamente. Ad
ogni modo abbiamo deciso di provare.
Non è
mancata, come di consueto, la gentilezza e l’interesse dell’ing. Enrico
Tedoldi, Dirigente Scolastico, che ci ha concesso l’autorizzazione.
Dopo aver misurato il campo magnetico presente in laboratorio, corrispondente a 0,16 Gauss, Clemente ha predisposto l'attrezzatura necessaria. Essa è costituita da un solenoide di 20 cm e 150 spire, percorso da una corrente continua di 17mA che genera un campo magnetico d'intensità pari a circa 0,16 Gauss. Disponendo la polarità del solenoide inversa al campo magnetico terrestre, abbiamo sicuramente ridotto se non annullato il campo della stessa. Purtroppo non abbiamo potuto valutare la variazione del campo prodotta dalle parti metalliche del polarimetro, ma essa è sicuramente trascurabile rispetto al campo generato dal solenoide. Abbiamo infatti constatato che una sensibile bussola non subiva rilevanti deviazioni all'interno del polarimetro che è stato costruito in alluminio, acciaio inossidabile e plastica.
Con polarità diretta il campo è stato, invece, aumentato.
Per
l’esperimento sono stati utilizzati Na2SiO3 (Vetro
solubile) in H2O e CH3CH2OH (Alcool etilico),
Agitatore magnetico, Polarimetro “Polax 2L”. Nel Polarimetro il sostegno
metallico del tubo di prova è stato sostituito da un identico sostegno in
legno.
Procedure e dati:
1) Procedura
standard:
0,3g di Na2SiO3
in becher, aggiunti 38cc di H2O su agitatore magnetico a 300 giri
per 1 minuto.
Aggiunti
12cc di CH3CH2OH e si continua l’agitazione ancora per ½
minuto.
Si toglie il
becher dall’agitatore e si lascia riposare 2 minuti.
Dopo riposo
la soluzione si versa nel tubo polarimetrico, si chiude il tubo polarimetrico e
si poggia sul sostegno all’interno del polarimetro; tempo richiesto 1 minuto.
Si lascia
riposare la soluzione da 1 a 2 minuti all’interno del polarimetro e si esegue
la misura.
2) Procedura
con circuito per diminuire il campo magnetico:
Si esegue la
procedura standard ma il circuito viene inserito all’esterno del tubo
polarimetrico prima del riempimento.
Risultati.
Procedura 1)
Deviazione
del piano della luce polarizzata: -0,20
Procedura 2)
Deviazione
del piano della luce polarizzata: Prima prova: -0,15; Seconda prova: -0,20
Non sappiamo
di quanto il circuito abbassi il campo magnetico terrestre. Si può comunque
concludere, che non si è osservata nessuna diminuzione della deviazione della
luce polarizzata che vada oltre il limite di sensibilità del polarimetro.
Ma se il
campo magnetico contribuisce all'asimmetria della silice colloidale, aumentando
il campo magnetico deve aumentare la deviazione della luce polarizzata.
Questa
domanda in realtà se l’è posta ancora una volta Clemente.
Qui abbiamo giocato su dati certi: abbiamo
sottoposto la soluzione a quattro volte il campo magnetico terrestre. Come
spesso avviene nella ricerca, succede ciò che non ti aspetti: La deviazione
della luce polarizzata non solo non è aumentata, ma è scomparsa. La silice
colloidale ha perso la sua asimmetria.
1) Procedura
standard: come sopra
2) Procedura
standard + 4 volte il campo magnetico terrestre, inserendo il circuito
all’esterno del tubo polarimetrico prima del riempimento.
Deviazione della
luce polarizzata (le prove sono state condotte in modo alternato).
Procedura 1),
Prima prova: -0,25, Seconda prova: -0,20, Terza prova: -0,20
Procedura 2),
Prima prova: 0, Seconda prova: 0, Terza prova: 0
Per trarre
conclusioni definitive bisognerebbe fare un certo numero di prove e costruire
un grafico a diversi valori del campo magnetico. Io, però, non dispongo più di
un laboratorio e non è corretto abusare della gentilezza altrui. Le prove sopra
illustrate rimangono quindi indizio, un forte indizio sul ruolo giocato dal
campo magnetico terrestre.
È possibile
che senza la presenza di un campo magnetico non ci sia asimmetria della silice
colloidale. La comparsa di un campo magnetico impone, attraverso i tetraedri di
acqua orto, una leggera rotazione alle strutture silicee e quindi la comparsa
dell’asimmetria della silice colloidale. È probabile allora che oltre un certo
valore, il forte campo magnetico terrestre non produca una rotazione ma imponga
un forte allineamento ai piccoli campi magnetici delle molecole dell’acqua orto
distruggendo l’asimmetria della silice colloidale.
Accorgimenti
Per fare misure di precisione al polarimetro sono opportuni i
seguenti accorgimenti.
Durante l’uso il polarimetro si scalda e dopo qualche ora passa da
20°C a 26°-27°C.
Al variare della temperatura del polarimetro varia anche lo zero
del polarimetro. Lavorare a temperatura ambiente, accendendo e spegnendo il
polarimetro, non lo mantiene a temperatura costante e quindi bisogna
continuamente rincorrere lo zero-set. È preferibile accendere il polarimetro,
attendere mediamente 2h, fino a quando la temperatura si stabilizza e quindi
azzerare. Controllare ad ogni lettura la temperatura, l’oscillazione non deve
essere maggiore di ± 0,2°C.
La capsula a vite ed il vetrino del tubo polarimetrico, devono
essere sempre nella stessa posizione e ciò per evitare errori dovuti allo
spessore del vetro o della guarnizione interna. Fare dei segni sul vetrino e
sulla capsula e posizionarli sempre in corrispondenza.
Se durante la chiusura il vetrino non rimane attaccato alla
guarnizione di gomma, mettere una gocciolina d’acqua sulla guarnizione e
poggiare sopra il vetrino.
Azzerato il
polarimetro a vuoto, se si inserisce il tubo polarimetrico con acqua si
osservano valori diversi quando lo stesso viene ruotato. Incollare sul tubo
polarimetrico un adesivo con quattro segni. Si osserva al polarimetro, si ruota
nelle quattro posizioni e si sceglie la posizione che più si avvicina allo
zero. Si azzera e si passa a misurare il campione utilizzando la posizione di
riferimento.
Clemente
Cattaneo
Giovanni
Occhipinti