Post n. 52
Dunque, il libero arbitrio emerge dalla coscienza che emerge dalla mente che deve essere in possesso di tutti gli organismi viventi.
Ma cosa sappiamo noi sulla mente?
Nel Post n. 14 compreso nell’etichetta An1: Organismi
viventi: corpo cervello mente,
avevamo messo in evidenza come in “Polvere vitale”1995,
Christian De Duve dopo aver citato alcuni scienziati e filosofi che si occupano
del problema della mente, scrive: «Queste poche citazioni dovrebbero chiarire
che le ricerche sulla mente sono ancora in uno stato embrionale. Questa
situazione non dipende dalla mancanza di studi. In anni recenti sono apparsi
decine di libri sull’argomento, scritti di neuro scienziati, linguisti,
specialisti dei computer e filosofi, per non contare i teologi. Purtroppo, le
tesi sostenute sono quasi altrettante numerose degli autori, anche perché
l’ideologia svolge un ruolo più importante nella psicologia umana che in altri
ambiti scientifici».
Tradotto, nessuno sa come il cervello dia origine alla mente.
Nessuno sa se esiste solo la mente cosciente degli umani e se esistono anche
menti coscienti in relazione al grado di evoluzione di un organismo in un
determinato ambiente. Nessuno ha mai dimostrato che è necessario un cervello
per dare origine ad una mente.
Abbiamo anche sottolineato come gli studi di Giorgio
Vallorticara e le riflessioni sugli animali di Enrico Bellone, (per citare solo
studiosi italiani), portano a concludere che gli animali sembrano dotati di un
equipaggiamento cognitivo di base per sopravvivere e riprodursi, che è poi lo
stesso posseduto dalla nostra specie.
Inoltre, è noto ormai da decenni che gli organismi viventi
siano in grado di comunicare tra loro, e che l’abilità comunicativa richieda
forme di intelligenza
Bellone, rivolge la sua attenzione anche alle piante: «Le
vediamo, ad esempio, perdere il fogliame. Le nostre piante pur non avendo reti
di neuroni, sentono il sopraggiungere
di un clima rigido e si comportano
come se valutassero i cambiamenti percepiti entro schemi del tipo “se…allora”:
raffinatissimi processi interni ai loro corpi ricevono stimoli esterni, li
traducono in linguaggi incorporati e predispongono le opportune reazioni».
In una dimensione decisamente più ampia ci portano Stefano
Mancuso e Alessandra Viola in “Verde brillante”, 2013. Gli autori, illustrando
anche risultati di ricerche, dopo aver evidenziato come le piante non solo sono
in possesso dei nostri stessi sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto),
certamente sviluppati secondo la natura vegetale e non umana, ma ne posseggono
almeno altri quindici, argomentano: «Come sappiamo bene, infatti, ogni pianta
registra ininterrottamente un gran numero di parametri ambientali (luce,
umidità, gradienti chimici, presenza di altre piante o animali, campi
elettromagnetici, gravità ecc.) e in base a questi dati è chiamata a prendere
decisioni che riguardano la ricerca di alimenti, la competizione, la difesa, i
rapporti con le altre piante e gli animali: un’attività difficile da immaginare
senza far ricorso al concetto di intelligenza!»
Dalle osservazioni di questi scienziati sembra quindi che
tutti gli organismi pluricellulari sono in possesso di un equipaggiamento
cognitivo di base e tutti utilizzano gli stessi schemi logici, se…allora, tipici della nostra mente.
In riferimento agli organismi unicellulari, nello stesso
articolo, abbiamo messo in evidenza come Antonio Damasio, alla singola cellula
eucariote (cellula dotata di nucleo al cui interno si torva il genoma)
attribuisce concetti di desideri, volontà, intenzioni e scopi che noi associamo
alla mente umana e argomenta: «Si è infatti constatato che creature viventi del
tutto prive di cervello, persino singole cellule, presentano comportamenti
apparentemente intelligenti e diretti a uno scopo: anche questo è un fatto
scarsamente apprezzato».
Opinioni, in verità già espresse Konrad Lorenz intorno alla
metà del secolo scorso in “L’etologia” Ed. 2011. Nel capitolo “Meccanismi che
elaborano un’informazione momentanea”, in riferimento al comportamento ameboide
(l’ameba è un organismo unicellulare) egli scrive: «Nel suo ambiente naturale
cioè in un liquido di coltura in cui essa può vivere permanentemente l’ameba
appare straordinariamente adattabile nel suo comportamento, anzi addirittura
intelligente. Essa si sottrae agli effetti dannosi per mezzo di una fuga “di
paura”, si avvicina a stimoli favorevoli, ingloba e mangia “avidamente” un
oggetto adatto. Se fosse grande come un cane, dice Jennings, uno dei migliori
conoscitori di protozoi, non si esiterebbe ad attribuirle un’esperienza
soggettiva».
Dunque, le amebe sono capaci di ragionamenti, di inferenze
logiche. Se percepiscono la presenza
di cibo, allora si dirigono nella
direzione del nutrimento; se
l’ambiente è ostile, allora si
allontanano.
Rupert Sheldrake in “Le illusioni della scienza”2013: riporta
un esperimento di Jennings su un eucariote chiamato Stentor. Tale esperimento
dimostra come anche singole cellule presentano abituazione, cioè assuefazione
agli stimoli. Tale comportamento è presente negli animali e anche nell’uomo ed
è associata alla mente. Se una persona va ad abitare in prossimità di una
ferrovia o di una strada con molto traffico, all’inizio viene disturbato ma in
seguito si abitua e non ci fa più caso. È una forma fondamentale di memoria
perché ci permette di adattarci all’ambiente. Ma Stentor è formato da un’unica
cellula, la sua memoria non può essere spiegata in funzioni di cambiamenti
nelle terminazioni nervose, o sinapsi, poiché non ne ha alcuna. Però Stentor
ricorda. Stentor ha una memoria.
Ma un gran numero di esperimenti ha ormai da tempo dimostrato
che organismi unicellulari eucarioti sanno orientarsi nello spazio, presentano
ragionamenti, scopi, intenzioni, volontà, desideri, ricordi, comportamenti
“apparentemente” intelligenti, cioè un equipaggiamento
cognitivo di base, concetti tipici della nostra mente; organismi
unicellulari che sanno badare a sé stessi. Un equipaggiamento cognitivo molto
più semplificato di quello delle piante e degli animali, ma è quanto basta per
sopravvivere.
Esistono organismi più piccoli degli eucarioti: i batteri,
cellule molto più semplici degli eucarioti perché non posseggono un nucleo, e sono
i più piccoli organismi viventi. I batteri possono vivere sia allo stato
planctonico cioè come cellule indipendenti in un mezzo acquoso, o nello stato
sessile, dove le cellule sono attaccate, le une accanto alle altre, su una
superfice solida dando origine a colonie. In apparenza sembrano esseri
insignificanti, ma la vita sulla terra è nata con i batteri e dipende dai
batteri. Si calcola che oggi la loro massa superi di gran lunga la massa di
tutti gli altri organismi viventi. A lungo trascurati, anche perché invisibili,
dalla metà del secolo scorso gli studi sui batteri si sono via via
intensificati.
Come riportato nel
post n. 15 (etichetta An2: Organismi viventi: Corpo, Cervello, Mente. Parte
seconda: I Batteri) le ricerche condotte nell’ultimo decennio sulle capacità
dei batteri, sia allo stato planctonico che sessile, fanno ormai largo uso di
termini come: comunicazione, cooperazione, linguaggi, comportamenti sociali,
intelligenza, informazione, altruismo. A tutto ciò bisogna aggiungere che i
batteri si muovono entro schemi se…allora, hanno a modo loro cognizione
dello spazio e del tempo, risolvono situazioni di conflitto ed elaborano
informazioni sensoriali diverse.
In definitiva, allo stato planctonico i batteri presentano un
equipaggiamento cognitivo di base tipico della nostra mente. Nello stato
sessile, oltre a presentare un equipaggiamento cognitivo di base, i batteri
hanno un comportamento simile al comportamento dei gruppi sociali che si
riscontrano tra gli animali.
Ma cellule eucariote e batteri non hanno un cervello!
Senza voler entrare nel campo filosofico di cui non abbiamo
né le competenze né la voglia, partiamo solo dai fatti, dalla constatazione che
concetti tipici della nostra mente sono posseduti anche da organismi che non
hanno cervello.
Tutto ciò ci porta a concludere
che, partendo dai batteri e proseguendo
dagli organismi unicellulari eucarioti ai pluricellulari fino agli organismi
superiori come piante e animali, non c’è vita senza un equipaggiamento
cognitivo di base, non c’è sopravvivenza senza una mente. A ciascuno la sua
mente, nello scenario della vita, la mente appare senza che ci sia bisogno di
un cervello.
Ma negli organismi unicellulari da dove emerge la mente e che
cos’è?
E se sono in possesso della mente presentano anche il libero
arbitrio?
Giovanni Occhipinti
(made by human)
(Scusate il ritardo, colpa del Covid)
Prossimo articolo: Semplici riflessioni sul libero arbitrio 3a parte (scusate rinviato a fine aprile)