Post.n.31
La ricerca
sull'origine della vita, dopo secoli di discussioni teologiche e filosofiche,
ha avuto inizio soltanto nella prima metà del secolo scorso. Oggi, dopo oltre
mezzo secolo di ricerche, gli scienziati hanno una sola certezza: la vita ha
avuto origine dalla materia inanimata.
In tutti gli
articoli pubblicati nel Blog abbiamo affrontato tutte le problematiche che
investono l’origine della vita. È giunto il momento di fare una sintesi e
cercare di capire in che modo la vita può aver avuto origine dalla materia
inanimata. Verranno richiamati brevemente affermazioni e concetti di tali
articoli, sui quali verrà posto, tra parentesi, il numero del post per chi
volesse maggiori chiarimenti.
Se la
domanda è: come ha avuto origine la vita? Allora partiamo dalla vita per capire
come essa possa aver avuto origine.
Abbiamo
definito la cellula batterica l’entità minima vitale, il primo stadio della
vita (post n. 30).
Ma tutti gli scienziati
convengono che la vita non può avere avuto inizio direttamente con la cellula. Anche
le cellule batteriche, pur nelle loro semplicità, rispetto alle cellule degli
organismi superiori, sono comunque di enorme complessità. Si ritiene quindi che
tra il periodo della chimica, cioè la fase in cui si accumularono e
interagirono le sostanze fondamentali della vita, e la comparsa della cellula,
sia esistito qualcosa di intermedio che gli scienziati chiamano:
proto-organismo, o proto-cellula o fase pre-cellulare. Qui viene utilizzato il
termine, proto-organismo, già utilizzato da Mario Ageno agli inizi degli anni
’80, e che sembra dare al meglio l’idea di questo intermedio.
Ora, il problema è che tutti
gli scienziati parlano di proto-organismo ma nessuno sa cos'è.
Si pone quindi il problema,
innanzitutto di definire il proto-organismo, capire come esso può aver avuto origine
dalla materia inanimata e, successivamente, come ha fatto a trasformarsi in
cellula.
Prima di proseguire sono
necessarie della precisazioni.
In primo luogo, per
proto-organismo non si intende un’entità unica, solitaria, comparsa sulla terra
e da cui emerse una sola ed unica cellula. Per proto-organismo si intende miliardi
di miliardi di entità, chimicamente abbastanza simili, diffusi su tutta la
superficie del pianeta. Forse per alcuni ricercatori non è così, in ogni modo,
cosi esso è inteso in questa trattazione.
In secondo luogo, il
proto-organismo fu un’entità dinamica, all'interno del quale avvenne
un’evoluzione chimica, cioè processi che hanno portato miliardi di loro a
raggiungere lo stato cellulare. Altri proto-organismi, forse la maggior parte,
imboccata la strada sbagliata si sono dispersi nell'ambiente.
Infine, noi non conosciamo i
processi avvenuti all'interno del proto-organismo, possiamo fare solo delle
ipotesi. Ma per poter fare delle ipotesi dobbiamo cercare individuare le basi
chimiche del proto-organismo, cioè le molecole che possono aver dato inizio a
questi processi.
Qui sorge un altro problema,
gli scienziati non solo non hanno una definizione di proto-organismo, ma non
sono nemmeno d’accordo su come iniziare per definire il proto-organismo, cioè
come individuare le basi chimiche del proto-organismo.
Infatti, per alcuni
scienziati per prima apparvero dei compartimenti, vescicole di acidi grassi, membrane
tipo liposomi, all'interno dei quali si
accumularono proteine e acidi nucleici, capaci rispettivamente di
metabolismo e replicazione.
Pier Luigi
Luisi è un autorevole esponente dei “compartimentalisti” e come egli stesso
afferma in “Sull'origine della vita e della biodiversità” 2013, i compartimenti
proto-cellulari sono imprescindibili per l’origine della vita.
it.wikipedia.org |
Per molti altri scienziati tutto ebbe inizio
attraverso processi unicamente metabolici all'interno di membrane polimeriche
(prima il metabolismo), mentre per altri apparvero per prima molecole
unicamente replicative (prima la replicazione, Mondo a RNA).
Ma in merito a queste teorie
Luisi scrive (opera citata): «Tutte condividono un problema principale: ognuna
di queste teorie deve partire da una serie di assunzioni più o meno arbitrarie».
In particolare, il mondo comportamentalista deve assumere che le macromolecole
(acidi nucleici ed enzimi) fossero già presenti nell'ambiente prebiotico, l’approccio
metabolico parte invece dall'assunzione che fossero già presenti gli enzimi, il
mondo a RNA parte dall'assunzione che fosse a disposizione un RNA
autoreplicante.
Come abbiamo più volte
sottolineato, a fare uso di assunzione arbitrarie difficilmente si fanno passi
avanti e così, anche in questo caso, della definizione di proto-organismo non
c’è nessuna traccia.
Allora, per arrivare ad una
sostenibile definizione di proto organismo, invece di partire da assunzioni arbitrarie
dobbiamo partire da dati certi e scenari possibili in epoca prebiotica.
Se la cellula batterica è
l’entità minima vitale, per identificare le basi chimiche del proto-organismo, possiamo
partire ponendoci una domanda?
Quali e quante macromolecole
ha bisogno una cellula per poter essere considerata vivente?
La cellula batterica è
l’entità minima vitale. Le cellule batteriche, però, non hanno tutte lo stesso
numero di macromolecole. Il DNA dell’Escherichia
coli, per esempio, possiede circa 3000 geni e quindi altrettante possibili
proteine, mentre Pelagibacter Ubique ne
contiene circa 1300. Il più piccolo batterio vivente a tutt'oggi noto è un
parassita obbligato, il Micoplasma Genitalium
che contiene circa 500 geni e altrettante possibili proteine. La maggior
parte degli scienziati, siano essi comportamentalisti, sostenitori del “Mondo a
RNA” o del metabolismo, sono però convinti che una cellula possa vivere con un
numero di geni inferiore, e concordano con un genoma minimale di circa 200 geni
e altrettante proteine.
Se questo potrebbe essere
stato il contenuto della cellula minimale, se il proto-organismo fu qualcosa di
intermedio tra il periodo della chimica e la comparsa della cellula, in che
cosa poteva differenziarsi il proto-organismo dalla cellula minimale?
Riprendiamo allora la
definizione di vita: metabolismo, riproduzione, evoluzione.
Quale di queste tre proprietà
apparteneva già al proto-organismo?
L’evoluzione è una caratteristica
degli organismi viventi. Quindi per avere evoluzione dobbiamo avere almeno
l’entità minima vitale, cioè la cellula. Noi, però, non abbiamo la cellula, ma
il proto-organismo, e poiché esso non è ancora un organismo vivente
l’evoluzione era assente. Il proto organismo doveva, quindi, essere costituito
da metabolismo e riproduzione. La questione è che l’evoluzione discende dalla
riproduzione, se non c’è evoluzione è perché non c’è riproduzione e quindi il
proto-organismo non poteva contenere la riproduzione, ma doveva contenere solo
il metabolismo.
Ma si possono separare
metabolismo e riproduzione in un proto-organismo?
Secondo Mario Ageno, “Lezioni
di Biofisica 3” 1984, un sistema composto di solo metabolismo non avrebbe
alcuna importanza dal punto di vista biologico perché ben presto si sarebbe
dissipato nell'ambiente senza lasciare né eredita né traccia. Secondo Ageno la
capacità di riprodursi è una caratteristica irrinunciabile per qualunque
sistema. D’altra parte, come ha spiegato Dorothy Crawford a proposito dei Virus
in ”Il nemico invisibile” 2002, non può esistere riproduzione senza
metabolismo. I Virus si riproducono sfruttando il metabolismo della cellula
ospite e se non trovano una cellula ospite si decompongono.
Quindi metabolismo e
riproduzione non sarebbero separabili, ma il proto-organismo non può contenere
la riproduzione. Come usciamo da questa dilemma?
Il problema, come spesso
accade, va ricondotto ad una questione di terminologia. Il termine riproduzione
contiene il termine replicazione, cioè una cellula prima di riprodursi deve
replicare il proprio genoma. Gli organismi viventi si riproducono, le molecole
si replicano. Il proto-organismo non è un organismo vivente e quindi non si
riproduce. Si usa spesso il termine riproduzione in senso generale, anche per i
Virus. In realtà, i Virus all'interno della cellula non si riproducono ma si
replicano, cioè sfruttano l’apparato metabolico per replicare il proprio Genoma
e aumentare di numero fino a soffocare la cellula. Quindi il proto-organismo
non poteva essere un sistema metabolico-riproduttivo perché la riproduzione è
una caratteristica della vita ma doveva essere, verosimilmente, un sistema metabolico-replicativo.
In altre parole il proto-organismo per sopravvivere aveva solo la necessità,
attraverso un metabolismo rudimentale, di replicare le molecole danneggiate.
Allora, se il proto-organismo
fu un sistema metabolico-replicativo, necessitava ancora di un genoma di 200
geni, necessari per la cellula minimale?
In sintesi si tratta di ricercare quali caratteristiche degli attuali
organismi viventi possono essere state, nel proto-organismo, diverse o più
semplici di quelle attuali. Poiché su questi argomenti esistono opinioni
diverse, tra diverse opzioni, facendo seguito al rasoio di Occam, dobbiamo
scegliere quella più semplice e credibile. Ricordiamo che William Ockham era un frate francescano del
14° secolo, a lui si fa risalire il principio del rasoio di Occam: bisogna
sempre partire da supposizioni semplici, ovvie e aggiungere successivamente la
complessità se necessario. Certamente non è un principio universale ma nel
nostro caso può esserci utile.
1) Tutti i ricercatori ritengono
che il proto-organismo abbia avuto origine all'interno di compartimenti chiusi.
Come abbiamo già esposto, alcuni scienziati ritengono che questi
compartimenti fossero membrane polimeriche. Essi però partono dall'assunto che
fossero già presente, nell'ambiente, le macromolecole fondamentali (acidi
nucleici e proteine) e non spiegano, quindi, come queste molecole si siano formate.
Inoltre non è dato conoscere come queste molecole si siano accumulate,
selettivamente, all'interno delle membrane.
Secondo J. B. Bernal (post n.8) i compartimenti furono, invece, cavità e
spazi inter-cristalline all'interno di granuli di argilla. In questi
compartimenti, in costante contatto con l’ambiente esterno, si potevano
accumulare e interagire le molecole necessarie all'origine del proto-organismo.
Inoltre, si poteva evitare la dispersione delle macromolecole nell'ambiente esterno
o la loro demolizione
Questa ipotesi sui compartimenti, condivisa da parecchi ricercatori, sembra
più credibile perché non parte da nessun assunto.
Se il proto-organismo ebbe origine all'interno di cavità argillose non
era necessaria, in quella prima fase, la membrana proto-cellulare. Se quest’ultimo
elemento era assente, erano assenti anche i geni e le proteine necessarie alla
sua replicazione, il genoma doveva, quindi, ridursi di alcune di unità.
2) In tutti gli organismi
viventi un acido nucleico, il DNA, ha la funzione di archivio dell’informazione
genetica. Porzioni di DNA, i geni, vengono trascritti in acido nucleico
messaggero, mRNA. È l’mRNA che traduce l’informazione in proteine.
Ma il DNA è sempre esistito? La
quasi totalità degli scienziati, è oggi d’accordo su quanto scrisse Mario
Ageno, già all'inizio degli anni 80, nel capitolo “Dai precursori al
proto-organismo” (opera citata). Egli ha fatto un’analisi approfondita
sull'argomento e scrive: «È concepibile che, all'inizio, la trascrizione non
esistesse. Un unico acido nucleico ad elica singola poteva contemporaneamente
svolgere la funzione di archivio dell’informazione chimica ed intervenire
attivamente nelle operazioni di sintesi». Se il DNA era assente erano assenti
anche il gruppo delle proteine necessarie alla sua replicazione. Il genoma del
proto-organismo si semplifica ancora, almeno di una decina di unità.
3) La sintesi delle proteine (post n. 27) è un
processo abbastanza complesso. Essa necessita di un RNA messaggero, di RNA di
trasporto (adattatori), un Ribosoma, di enzimi per la sintesi del polipeptide
proteico. Un simile sistema poteva essere presente nel proto-organismo?
Scrive ancora Ageno: «È concepibile, anzi
praticamente certo, che il ribosoma, se esisteva, fosse inizialmente diverso da
ora, riducendosi alla sola componente nucleica. Ma è anche possibile che
all'inizio il ribosoma non esistesse e la sintesi avvenisse per interazione tra
l’RNA e gli adattatori caricati coi relativi amminoacidi. È invece probabile
che gli adattatori, eventualmente più semplici di quelli attuali, esistessero
fin dall'inizio. In caso contrario infatti si dovrebbero postulare interazioni
dirette specifiche tra triplette di nucleotidi ed amminoacidi, interazioni che
non sembrano esistere almeno con una intensità e specificità sufficiente per
influire in modo determinante sull'allineamento degli amminoacidi nella
proteina […]». Ora, poiché qui si ritiene che sia esistita, in epoca
prebiotica, un interazione diretta e specifica tra il tri-nucleotide e
l’amminoacido (post n. 27), anche gli adattatori, i tRNA, erano assenti.
Il ribosoma degli attuali
batteri contiene circa 50 proteine. I tRNA necessitano di almeno 20 enzimi
specifici per legare ciascun amminoacido ad ogni tRNA. Una volta allineati i
tRNA sono necessari diversi altri enzimi per legare gli amminoacidi nel polipeptide.
Se tutto questo sistema complesso non esisteva, se anche i tRNA erano assenti,
erano assenti anche le proteine, e quindi i geni, necessarie alla loro sintesi,
il genoma del proto-organismo si riduce notevolmente.
In definitiva, un calcolo
approssimato dei punti sopra esposti porta a concludere che proto-organismo
poteva iniziare la propria esistenza con un genoma di circa 100 geni e
altrettante proteine.
Partiamo allora dall’ipotesi
che il porto-organismo contenesse un genoma di RNA di circa 100 geni.
Come abbiamo già esposto (post n. 29), intorno
al 1970 è stata avanzata l’ipotesi che le proteine fossero costituite da domini,
cioè una sequenza di amminoacidi che si conserva nel corso dell’evoluzione. Nel
1974 Rossman ha individuato un dominio di circa 70 amminoacidi presente in
molti enzimi e propose che tale dominio fosse addirittura di origine prebiotica
(Russell F. Doolittle “Le Proteine” Le Scienze 1985). Ma oggi molti ritengono
che i domini, in epoca prebiotica, fossero più piccoli e costituiti
principalmente da ꭤ-eliche di circa 20 amminoacidi (Mike
Williamson,” Come funzionano le proteine” 2013).
Ora, ogni gene una proteina, se i 100 geni
codificavano per 100 proteine mediamente di 20 amminoacidi, quali erano le
dimensioni del genoma del proto-organismo?
Secondo il codice genetico tre triplette (cioè
tre nucleotidi) codificano un amminoacido (3:1), quindi per specificare 100
proteine di 20 amminoacidi cioè 2000 amminoacidi è necessario un genoma
composto da 6000 nucleotidi. Riprendiamo
come esempio l’immagine di uno dei quattro nucleotidi: l’Adenosin-5-fosfato
https://it.wikipedia.org/wiki/Adenosina_monofosfato |
Quindi per dare origine ad un
genoma di 100 geni avrebbero dovuto legarsi, spontaneamente e nel modo giusto 6000
di questi nucleotidi. Nessun chimico e nessun biologo crede alla possibilità
della formazione, in epoca prebiotica, di una così grande molecola. Possiamo sicuramente
concludere che un simile genoma, inizialmente, non esisteva. È molto probabile
invece che quando il proto-organismo comincia a muovere i primi passi, al suo
interno invece di un unico genoma di 100 geni erano presenti 100 geni
indipendenti, separati uno dall'altro, ciascuno codificante per una proteina.
Pertanto possiamo concludere
come segue:
Il proto-organismo ebbe
origine all'interno di cavità argillose, dove si accumularono e interagirono le
sostanze fondamentali per l’origine della vita. Esso era in costante contatto
con l’ambiente per l’approvvigionamento delle sostanze necessarie alla sua
evoluzione chimica. Non esisteva ancora né il DNA come archivio
dell’informazione genetica, né esisteva un unico genoma ad RNA a svolgere la
doppia funzione di archivio dell’informazione genetica e sintesi delle proteine
e non erano presenti i tRNA per il trasporto degli amminoacidi.
Il proto-organismo doveva
risultare costituito da singoli geni di RNA, circa 100, inizialmente completamente
indipendenti e di circa 100 proteine. All'interno del proto-organismo dovevano
essere presenti i costituenti delle proteine e dell’RNA, e piccole molecole organiche
provenienti dall'ambiente esterno. La sintesi degli RNA e la sintesi delle
proteine avveniva per interazione diretta rispettivamente tra amminoacido di
una proteina e nucleotidi e tra nucleotidi dell’RNA e amminoacidi (post n. 29).
Definito il proto-organismo
si pongono due domande:
Come ha avuto origine il
proto-organismo dalla materia inanimata?
Come è avvenuto il passaggio
dal proto-organismo alla cellula?
Giovanni
Occhipinti
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