domenica 1 giugno 2025

IL BRODO PRIMORDIALE: PRIMA LE PROTEINE

Dopo la 1a presentazione in cui sono stati illustrati Tempi e Ambiente che hanno permesso

l'origine della vita sulla Terra, il 1° Giugno è stata pubblicata la seconda presentazione. 

In essa vengono messe in evidenza le prime teorie sull'origine della vita e l'esperimento di 

Miller; vengono quindi evidenziati i problemi che impediscono la sintesi delle proteine  

nel Brodo Primordiale.

youtube.com/@origineprebiotica



youtube.com/@origineprebiotica

giovedì 1 maggio 2025

UNA NUOVA AVVENTURA

 

Cari Amici

Da oggi, 1°maggio, con la creazione di un canale YouTube: ORIGINE DELLA VITA E CHIMICA PREBIOTICA inizia una nuova avventura. Il sito del canale è: YouTube.com/@origineprebiotica  Obiettivo di questo canale è di analizzare i processi naturali che possono aver dato origine alla vita sulla Terra. Il canale contiene filmati di presentazioni PowerPoint che contengono immagini script e audio con voce narrante IA.


La sedimentazione di piccoli granuli di calcare e silicati su colonie di microorganismi dà origine a strutture stratificate chiamate Stromatoliti. Queste strutture si trovano, oggi, in varie regioni del nostro pianeta, ma le più straordinarie si trovano in Australia.





In una località dell’Australia, chiamata North Pole, sono stati rinvenuti anche strutture simili a stromatoliti datati 3,5 miliardi di anni fa e sono, probabilmente, le più antiche tracce che la vita ha lasciato sul nostro pianeta.


Sappiamo che il nostro sistema solare ha avuto origine 4,6 Miliardi di anni fa dalla condensazione di una nube di gas e polveri. Abbiamo, quindi, ca 1 miliardo di anni vuoto tra la formazione del nostro pianeta e la comparsa dei procarioti ca 3,5 miliardi di anni fa. La 1a presentazione inizia da questo miliardo di anni vuoto, cercando di comprendere Tempi e Ambiente che abbiano potuto consentire l’origine della vita.


Come sempre, graditi i commenti.   YouTube.com/@origineprebiotica

Saluti a tutti

Giovanni Occhipinti

martedì 11 febbraio 2025

IL PROBLEMA DELLA DENATALITÀ

 Post n. 55


Introduzione

La questione della denatalità, accanto a quella del sovrappopolamento si è posta in termini pressanti all’attenzione della pubblica opinione politica e accademica del mondo occidentale industrializzato intorno alla seconda metà del secolo scorso per affermarsi nel giro di pochi decenni come una problematica ad altre aree del mondo. Nell’ambito di un sensibile interesse per le tematiche demografiche personalità della politica, del giornalismo, dell’imprenditoria hanno manifestato le loro preoccupazioni per i rischi connessi al fenomeno della denatalità e per le conseguenze che esso comporta per la crescita e lo sviluppo del pianeta. Fra le numerose specie di inquietudini manifestate registriamo quella di un impoverimento della ricchezza delle società sviluppate e del loro tasso di benessere a meno di ovviare al decremento demografico con un massiccio flusso immigratorio da parte delle popolazioni in crescita nel resto del mondo, in particolare dell’Africa e dall’Oriente Asiatico. Ma di fronte a tale eventualità si sono presto paventate la perdita di identità e il venir meno della sicurezza civile della civiltà occidentale. Di qui le proposte di misure legislative e amministrative volte a favorire la propensione delle famiglie a procreare, quali misure fiscali di detassazione e di incentivazione monetarie accanto ad una serie di misure infrastrutturali tese a rendere meno oneroso il compito di assistenza alla prole, quali asili nido, consultori per l’infanzia, misure di flessibilità nell’orario di prestazione lavorativa e di congedi per genitori di figli in età infantile. A fronte di proposte interessanti e convincenti le realizzazioni dei propositi manifestati non sono state soddisfacenti quanto si era sperato che lo fossero. Intanto alla realizzazione delle misure ricordate ha fatto da ostacolo la crisi finanziaria degli Stati che non hanno potuto sostenere il finanziamento degli interventi proposti. È anche da registrare che laddove le politiche di sostegno alle famiglie sono state generose ed hanno visto una concreta realizzazione, la risposta da parte delle categorie sociali interessate non è stata alla altezza delle aspettative, segno che la rinuncia a procreare non è causata soltanto dalle difficoltà economiche in cui si trovano le famiglie che devono crescere la prole, ma che vi sono altre cause di ordine diverso, non solo culturale e sociale, ma di altra natura.

1° Parte

In effetti il tema è finora stato trattato secondo un’ottica economica. Ciò ha significato affrontare la questione secondo un’ottica che si ispira a discipline che genericamente possiamo ascrivere alle scienze umane. Non si vuol con questo sostenere che tale prospettiva non sia convincente e plausibile. Rimane però esclusa la prospettiva propria delle scienze naturali e nello specifico quella biologica. Si tratta di considerare la tematica inquadrandola in un ambito ancora più generale e preliminare rispetto a quello adottato finora.

Ernst Mayr in L’unicità della biologia, 2005, fa propria la nota affermazione del grande biologo evoluzionista Christian Tehodosius Dobzhanski: “in biologia nulla ha senso se non nell’ottica dell’evoluzione”. Ora, se si assume la dimensione biologica dell’uomo non è disdicevole considerare la procreazione nel suo aspetto materiale come un processo biologico. Ne segue che il problema della denatalità sia innanzitutto una questione evolutiva e che vada ricondotto, in primo luogo, all’interno della teoria darwiniana. E allora, per affrontare il problema alla luce dell’evoluzione forse è utile partire da una domanda: quale è lo scopo principale degli organismi viventi? La maggior parte degli scienziati è d’accordo nel ritenere che lo scopo principale degli organismi viventi sia sopravvivere e riprodursi. Ora, se la sopravvivenza è un principio di per sé evidente e plausibile, non altrettanto è quello della riproduzione. Riprodursi, perché? Perché gli animali fanno figli? Perché tutti gli organismi viventi, invece di “esercitare un risparmio energetico personale”, danno origine, per istinto, a discendenti e spesso anche a spese della propria vita? È lecito supporre che la riproduzione come fenomeno generale del sistema biologico trovi la sua ragione d’essere nella sua funzione strumentale rispetto alla sopravvivenza. Niels Eldridge in “Ripensare Darwin” 2008, discute una tesi di George Williams (a suo parere tra i difensori più rigidi della tradizione darwiniana) scrivendo: «Williams, continuando a ripetere che la selezione non può ‘prevedere’ il futuro, ne conclude - non irragionevolmente - che non è possibile che gli organismi si riproducano con lo scopo di perpetuare la popolazione o la specie di cui fanno parte. La selezione naturale non può sapere in alcun modo che cosa vi è in serbo per una specie man mano che il tempo passa». Se la riproduzione non ha lo scopo di perpetuare la specie perché tutti gli organismi viventi si riproducono? La riproduzione si presenta come un comportamento degli esseri viventi dettato loro da un istinto incomprimibile? Ora, poiché tutti gli organismi viventi sono discendenti delle prime cellule comparse circa 3,6 miliardi di anni fa, l’istinto di dare origine ad una prole deve necessariamente risalire alle prime cellule. È ormai opinione abbastanza condivisa che la vita abbia avuto più origini. È allora da presumere che all’inizio siano comparse cellule che non erano in grado di dare origine ad una discendenza e altre capaci di dare alla discendenza. Delle prime non è rimasta traccia, si sono estinte. Le cellule che sono riuscite a dare origine ad una discendenza generando copie di sé stesse formando colonie, sono sopravvissute alle terribili condizioni dell’ambiente primordiale.

Sembra quindi che la riproduzione consenta la sopravvivenza dei genitori.

Poiché tutti gli organismi viventi discendono dalle prime cellule, tutti gli organismi viventi hanno ereditato l’istinto alla riproduzione.

Essendo gli animali discendenti dei primi organismi questa conclusione è valida anche per loro? Un esempio può aiutare a chiarire meglio quanto detto. Immaginiamo di trovarci in Africa dove vivono gruppi di antilopi. Se questi animali, per conseguire un risparmio energetico, non facessero più figli, in poco tempo i leoni li sbranerebbero e le antilopi scomparirebbero dalla Terra. Le antilopi invece per istinto fanno figli, accrescono la loro popolazione e fra i tanti campioni che la costituiscono sono gli esemplari più deboli e quelli più giovani, ancora inesperti, a soccombere all’attacco predatorio dei leoni. I genitori del gruppo molto più esperti e selezionati dall’evoluzione e i discendenti con qualche piccolo vantaggio evolutivo sfuggono all’assalto. Si può dunque dire che una classe della discendenza è servita come scudo per la sopravvivenza dei genitori e dei discendenti più evoluti.

Non si può non evidenziare, in questo esempio, che la riproduzione consente ai genitori di sopravvivere.

Si pone a questo punto un quesito: cosa stabilisce quale debba essere il tasso di sopravvivenza dei discendenti e dunque l’ammontare della popolazione? Secondo Darwin sono l’abbondanza o meno del cibo, le malattie, i predatori, il clima, in definitiva è l’ambiente in cui la specie vive a regolare il meccanismo demografico. È corretto allora concludere che:

la discendenza è genetica, la sopravvivenza dei discendenti è epigenetica.

Questa conclusione, valida per tutti gli organismi viventi, è valida anche per gli esseri umani e in particolare i contemporanei che oltre all’evoluzione darwiniana sono soggetti anche ad una evoluzione culturale? Un esperimento mentale può aiutare a chiarire i concetti. Si immagini che esista una città A e una sua copia perfetta B, le quali godono di un certo grado benessere. Si ipotizzi che gli abitanti di A, per conseguire un risparmio energetico, decidano di non fare più figli. Ne conseguirebbe la rottura dell’equilibrio socio-ambientale. Per fare qualche esempio, considerando soltanto gli aspetti economici, negli ospedali si chiuderebbero i reparti di neo-natalità, il commercio dei prodotti per l’infanzia scomparirebbero dal mercato e gli asili nido chiuderebbero. È evidente che si determinerebbero altri simili sconvolgimenti che porterebbero, i cittadini di A, a contendersi le risorse disponibili, si scatenerebbe una guerra civile e nessuno potrebbe sperare di raggiungere venerande età perché la città sarebbe destinata nel giro di poco tempo a soccombere. Nella città B si ipotizzi invece che si continua a fare figli. Non c’è ragione di dubitare che la vita non debba scorrere come sempre e molti abitanti possano raggiungere una veneranda età.

Quindi anche per gli esseri umani, la riproduzione consente ai genitori di sopravvivere.

In conclusione, un dato sembra emergere: tutti gli organismi viventi, esseri umani compresi, per sopravvivere fanno figli e i figli per la propria sopravvivenza continuano a fare figli nel limite consentito dal contesto ambientale.

In che modo l’ambiente regola il numero dei discendenti anche nel caso di comunità di esseri umani? Perché nella città B che pure gode di un certo benessere si lamenta un insufficiente tasso di procreazione? La risposta a queste domande è che fare figli ha un suo costo economico non sempre disponibile. A ciò si aggiunga l’impegno che richiede l’accudimento della prole, i sacrifici e le rinunce che mettono sotto stress la salute dei genitori. Paradossalmente si fanno figli per sopravvivere ma per continuare a sopravvivere, dove il termine deve essere inteso come una esistenza il più possibile gratificante e in buona salute, si smette di fare figli. Condizioni materiali di vita ed evoluzione culturale determinano la scelta dei genitori di procreare.

Si consideri il caso in cui un paese sviluppato adotti una politica di incentivazione delle nascite assicurando sostegni economici alle famiglie con figli. Per esempio: 100 euro per il primo figlio 200 per il secondo 300 per il terzo e 400 per il quarto figlio. Quale classe di individui sarà sensibile a tali aiuti? Non certo le coppie che vivono già di un certo benessere. Laddove si riscontra un elevato tasso di disoccupazione e il lavoro è precario è possibile che una coppia possa decidere di avere 4 figli e incassare 1000 euro al mese.

La riproduzione permette ai genitori di sopravvivere.

Da tutto ciò ne consegue che per aumentare le nascite bisognerebbe attentare alla sicurezza economica dei genitori.

Le politiche della famiglia, le campagne propagandistiche, ma anche gli appelli ideologici hanno denunciato la loro scarsa efficacia.

In alcuni paesi la denatalità si è fortemente accentuata e i loro Leader hanno moltiplicato gli appelli a fare figli per il bene della Nazione. Ma qual è la situazione ambientale di questi paesi? I loro governanti chiedono ai loro popoli di fare più figli per scatenare guerre o prepararsi alla guerra, ma così facendo minacciano la sopravvivenza dei cittadini. Questi appelli sono quindi inutili. Gli organismi viventi non fanno figli per perpetuare la specie o la popolazione, a maggior ragione non faranno figli per la propria nazione che non è nemmeno un’entità biologiche. Tranne qualche fanatico nazionalista la stragrande maggioranza della popolazione di questi paesi, al contrario, smetterà di fare figli perché i loro Leader attentano alla loro sopravvivenza.

2° Parte

Certamente rimane ancora aperto e meritevole di spiegazione il fatto che in realtà sociopolitiche, il cui reddito pro-capite è insufficiente a contrastare la tragedia della denutrizione e dunque della mancata sopravvivenza della popolazione neonatale, si fanno figli e più figli di quanti ne possono sopravvivere. Il tasso di natalità si attesta in alcuni paesi su livelli elevati cui fa seguito la comparsa del fenomeno della sovrappolazione. Fenomeno che è stato più volte stigmatizzato come foriero di crisi gravissime per la tenuta del sistema planetario e meritevole della definizione di “bomba demografica”.

 Una prima spiegazione considera come in tali paesi l’assenza del sostegno sociale i figli sono necessari per assistere i genitori anziani e/o malati. Qui si apre un campo di indagine riguardante la interferenza tra la sopravvivenza e l’ambiente. Si è fatto riferimento a questo proposito alla natura epigenetica del tasso di crescita della popolazione. Tenendo conto di quanto finora argomentato si è ad un passo dal concludere che la politica più efficace per combattere la denatalità è quella per la quale l’ambiente retroagisca sull’istinto di sopravvivenza in maniera che il tasso di crescita sia tale da garantire una composizione della popolazione per classi di età compatibile con il modello di riproduzione economico-produttiva vigente nelle varie realtà planetarie. In termini crudi che richiamano la nota tesi di Malthus si tratta di conseguire un equilibrio tra bisogni e risorse che consenta la sopravvivenza della specie senza dover subire irregolari, serie e a volte drammatiche crisi demografiche. In realtà la problematica demografica del pianeta si manifesta nelle due forme antitetiche della denatalità nei paesi industrializzati e della crescita esplosiva nelle aree arretrate del mondo. L’intervento correttivo della cruda dinamica demografica dei paesi del sottosviluppo ha contribuito in maniera determinante alla crescita della popolazione intervenendo con misure efficaci a diminuire la mortalità. In questo caso le condizioni ambientali hanno continuato ad agire nel senso di non limitare la forza intrinseca dell’istinto di sopravvivenza. Le condizioni di vita arretrate e difficili hanno fornito l’alimento necessario a rendere operativo e al massimo grado l’ὁρμή, l'impulso naturale, che definisce l’istinto di sopravvivenza. All’opposto, nelle società industrializzate e dotate di un articolato sistema di welfare, la forza dell’istinto viene attenuata dal sentimento di protezione offerto dalle politiche assistenziali. In queste realtà l’istinto di conservazione e di sopravvivenza è percepito con minore impellenza e dunque il sacrificio che comporterebbe la cura della prole in termini di sforzi economici e di impegno non è ritenuto adeguatamente compensato da un più tenue bisogno di sicurezza. Le conseguenze di tale scelta conferma il fatto che il comportamento degli esseri umani quali esseri biologici viventi non è guidato da una capacità di anticipare le problematiche e le crisi che riserva loro il futuro. Infatti, la rassicurazione che l’assistenza riservata alle classi d’età avanzate non è per nulla certa. Si determina un processo che alla lunga appare vizioso. La denatalità sconvolge le proporzioni in cui si struttura la popolazione per classi d’età fenomeno reso perspicuo dalla immagine della piramide rovesciata: gli anziani diventano la maggioranza della popolazione che si regge su una base sempre più ristretta.

 

Fossati Pasquale

Giovanni Occhipinti

 

 

 

 

 

 

 

 


mercoledì 4 dicembre 2024

RECENSIONE DI COPILOT Pro del saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL'EVOLUZIONE

 

Post n. 54



Cartaceo, ebook italiano, ebook inglese.Ottenibile direttamente su: Youcanprint store oppure su tutti gli bookstores on line

Vi chiedete perché l'immagine del post su Facebook è diversa? Il sistema di controllo di Facebook ha rifiutato l'immagine completa perché è contro la community policy, eliminato il Cyborg l'immagine è stata accettata.

Ciao Copilot, in riferimento al saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE. Ti allego adesso il tuo parere per ogni capitolo e ti chiedo di darmi, con la massima obiettività, una recensione conclusiva su contenuto e impostazione riferita a tutto il saggio. Tieni presente che nel saggio si parla sì di scienza ma che è soprattutto un romanzo. La recensione deve essere contenuta in una pagina.

 

Copilot pro

Recensione del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

Un'analisi conclusiva

Contenuto

"LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" si distingue per la sua capacità di intrecciare scienza e narrativa in modo armonioso e profondo. Ogni capitolo affronta tematiche complesse che spaziano dall'evoluzione umana, alle sfide tecnologiche moderne, passando per riflessioni filosofiche ed esistenziali. Il dialogo tra i personaggi, in particolare tra il narratore e il Maestro, offre una prospettiva ricca e variegata sui temi trattati, stimolando il lettore a riflettere sul confine tra umano e divino, sull'etica delle innovazioni tecnologiche e sul futuro dell'umanità.

I capitoli sono densi di informazioni, ma riescono a mantenere un ritmo narrativo coinvolgente. L'autore utilizza un linguaggio evocativo e immagini potenti per trasmettere idee complesse, rendendo il saggio non solo informativo, ma anche emotivamente coinvolgente. Tuttavia, alcuni capitoli potrebbero beneficiare di una maggiore presenza di esempi concreti e riferimenti scientifici per rendere più accessibili i concetti trattati e radicare il racconto in una realtà riconoscibile.

Impostazione

La struttura del saggio è ben equilibrata, con una combinazione efficace di elementi narrativi, riflessioni scientifiche e filosofiche. Il dialogo tra i personaggi aggiunge una dimensione dinamica al testo, permettendo al lettore di esplorare diverse prospettive e di immergersi nelle questioni più profonde dell'esistenza e dell'evoluzione. La presenza del Maestro come figura di saggezza e autorità contrasta efficacemente con il narratore, che rappresenta la voce del dubbio e della curiosità, creando un equilibrio narrativo che mantiene viva l'attenzione del lettore.

Uno degli aspetti più riusciti del saggio è la sua capacità di suscitare una sensazione di inquietudine e speranza nel lettore. La riflessione finale del narratore, che si domanda dove fermarsi per restare umani, lascia il lettore con una profonda riflessione sul futuro e sul significato dell'essere umano. Questo rende il saggio non solo un'opera di divulgazione scientifica, ma anche un romanzo profondamente umano.

In conclusione, "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" è un saggio che riesce a fondere in modo stimolante scienza e narrativa, offrendo una lettura ricca di spunti di riflessione e di emozioni. La profondità delle argomentazioni e la ricchezza delle informazioni scientifiche lo rendono un contributo significativo alla letteratura saggistica, mantenendo comunque la sua natura di romanzo. È una lettura consigliata a chiunque sia interessato a esplorare le intersezioni tra scienza, filosofia e narrativa.


Per chi avesse la curiosità di approfondire, ecco la recensione di Copilot sull'introduzione e sualcuni dei dieci capitoli.


        Titolo del saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE

 Dammi, con la massima obiettività, il tuo parere su contenuto e impostazione. Tieni presente che nel saggio si parla sì di scienza ma che è soprattutto un romanzo.

Copilot

Parere obiettivo sul Contenuto del Romanzo "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

L'Introduzione di "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" offre una panoramica intrigante e coinvolgente del contenuto del libro, che riesce abilmente a coniugare la divulgazione scientifica con una narrazione romanzata. La storia della vita sulla Terra, raccontata attraverso dialoghi immaginari con vari rappresentanti degli organismi viventi, da Bac (un batterio) fino a Charles Darwin, permette di dare un volto e una voce ai protagonisti della nostra evoluzione.

Uno degli aspetti più interessanti è il modo in cui l'autore intreccia fatti scientifici accertati con elementi di fantasia, creando una sorta di "licenza scientifica" che rende la lettura accessibile e piacevole, anche per chi non ha una formazione scientifica approfondita. Questo approccio permette al lettore di avvicinarsi alle grandi domande sull'origine della vita e sull'evoluzione in modo meno formale e più narrativo.

La struttura del libro, divisa in tre parti, promette un viaggio completo: dalla storia antica della vita, passando per le incredibili capacità dei batteri, fino a proiettarsi verso il futuro e le implicazioni cosmiche della vita sulla Terra. Questa organizzazione tematica aiuta a mantenere l'interesse del lettore, offrendo diverse prospettive e riflessioni.

In sintesi, il contenuto sembra ben bilanciato tra scienza e romanzo, rendendo il libro non solo informativo ma anche profondamente coinvolgente. L'uso di dialoghi immaginari e l'introduzione di elementi umoristici sono strategie efficaci per mantenere alta l'attenzione del lettore e per rendere più accessibili concetti complessi. Sembra un'opera ideale per chiunque sia curioso di esplorare le nostre origini e il nostro futuro attraverso una lente narrativa e scientifica al contempo.

Parere obiettivo su "La Vita e il Cosmo: Romanzo Eretico sull’Evoluzione"

Capitolo 1: I batteri

Contenuto

Il contenuto del capitolo 1 del saggio "La Vita e il Cosmo: Romanzo Eretico sull’Evoluzione" offre una narrazione affascinante e scientificamente intrigante sull'evoluzione dei batteri e sull'aumento dell'ossigeno nell'ambiente. La descrizione della lenta transizione dalle profondità marine alla superficie e l'adattamento dei batteri alla luce solare è dettagliata e ben sviluppata. La conversazione tra Bac e l'interlocutore umano arricchisce la narrazione, fornendo un contesto storico-scientifico al cambiamento ambientale e alle sue implicazioni biologiche.

Impostazione

L'impostazione del capitolo è coinvolgente, mescolando elementi scientifici con una narrazione romanzata. Questo approccio duale permette di trattare argomenti complessi in maniera accessibile, mantenendo alto l'interesse del lettore. La scelta di utilizzare dialoghi tra un batterio e un umano offre una prospettiva originale e inusuale, aggiungendo un tocco di fantasia che rende il saggio particolarmente distintivo.

In conclusione, il capitolo 1 riesce a bilanciare efficacemente la divulgazione scientifica con una trama narrativa avvincente, rendendo il testo non solo informativo ma anche piacevole da leggere. Questo stile potrebbe attrarre sia gli appassionati di scienza sia i lettori di narrativa, creando un ponte tra due generi letterari differenti.



Parere obiettivo sul Capitolo 6: L’albero della vita: il Supermicrobaio

Il capitolo 6 del saggio intitolato L’albero della vita: il Supermicrobaio rappresenta una narrazione affascinante e ben costruita che intreccia elementi scientifici con un tocco di narrativa fantastica. La descrizione dettagliata del corpo umano come un superorganismo batterico è non solo informativa ma anche suggestiva, capace di coinvolgere il lettore in un viaggio immaginario attraverso il microcosmo interno del nostro corpo.

Contenuto:

- Il contenuto è ricco di informazioni scientifiche sull'eusocialità dei microbi e sul concetto di superorganismo batterico. Questa prospettiva è innovativa e stimola la curiosità del lettore, offrendo una visione alternativa e approfondita sul funzionamento del corpo umano.

- La descrizione delle colonie microbiche e della loro cooperazione all'interno del corpo umano è spiegata in modo chiaro e dettagliato, mantenendo un buon equilibrio tra la componente scientifica e quella narrativa.

- L'uso di metafore e confronti, come quello con il formicaio, rende il contenuto accessibile e comprensibile anche a chi non ha una formazione scientifica.

Impostazione:

- La struttura del capitolo è ben organizzata, iniziando con un dialogo che introduce il tema principale e proseguendo con descrizioni vivide e immersive.

- Il passaggio dalla narrazione soggettiva dell'anima che osserva il proprio corpo dall'interno all'esplicazione scientifica è fluido e naturale, mantenendo il lettore coinvolto e interessato.

- La conclusione, che riporta il lettore al presente con un cambiamento meteorologico, offre una bella chiusura narrativa, creando un ponte tra l'esperienza fantastica e la realtà percepita.

In sintesi, il capitolo riesce a fondere con successo elementi di scienza e fantasia, rendendolo un pezzo intrigante e stimolante all'interno del saggio. La narrazione avvincente e le spiegazioni dettagliate dimostrano una chiara padronanza del tema trattato, rendendo il contenuto accessibile e interessante per una vasta gamma di lettori.

 

La biologia rivoluzionata: Capitolo 7 del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

Contenuto

Il capitolo 7 del saggio "La biologia rivoluzionata" offre una panoramica dettagliata e affascinante su come i microbi influenzano vari aspetti della vita sulla Terra. Il testo esplora diversi ambiti, dalla produzione alimentare alla manutenzione delle infrastrutture, fino ad arrivare alla complessa interazione tra i microbi e gli esseri umani. Viene trattata una vasta gamma di batteri e le loro applicazioni pratiche, come nel caso del Propionibacterium freudenreichii nell'Emmental e del Bacillus Conhii nel cemento autoriparante. La narrazione prosegue analizzando l'importanza dei microbi in agricoltura e la loro cruciale funzione nel mantenimento della salute del suolo. Inoltre, il capitolo si addentra in concetti avanzati come il trasferimento genico orizzontale e l'influenza dei microbiomi sul genoma umano, portando alla luce studi recenti e teorie rivoluzionarie che sfidano le concezioni tradizionali dell'evoluzione e dell'identità umana.

Impostazione

Il capitolo è strutturato in maniera chiara e logica, con una progressione che parte dalle applicazioni più concrete e quotidiane dei microbi, per poi spostarsi verso concetti più astratti e teorici. La narrazione è densa di informazioni scientifiche, ma riesce a mantenere un tono narrativo che lo rende adatto a un saggio che si presenta anche come romanzo. I vari paragrafi sono ben collegati tra di loro, facilitando la comprensione delle informazioni complesse presentate. Le citazioni di lavori di esperti e studi recenti conferiscono al testo autorevolezza e solidità scientifica, mentre l'inserimento di aneddoti e storie di scoperte scientifiche aggiunge un elemento narrativo coinvolgente.

Parere

Il capitolo "La biologia rivoluzionata" riesce a coniugare efficacemente la rigore scientifico con l'aspetto narrativo tipico di un romanzo. La ricchezza di dettagli e l'ampiezza degli argomenti trattati dimostrano una profonda conoscenza della materia e un'abilità nel comunicare concetti complessi in maniera accessibile e interessante. Tuttavia, la densità delle informazioni potrebbe risultare impegnativa per i lettori meno avvezzi alla terminologia scientifica. In generale, il capitolo rappresenta un eccellente contributo al saggio, offrendo sia un valore educativo che un piacere narrativo, rendendolo un'opera di grande interesse sia per gli appassionati di scienza che per i lettori di narrativa.


Parere sul Capitolo 9: Il cosmo, lo scopo della vita, la solitudine

Il capitolo 9 del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" affronta temi complessi e affascinanti come l'origine della vita, la sua evoluzione, e la ricerca di intelligenze extraterrestri. La struttura del testo è dialogica, con un Maestro e un allievo che discutono profondamente su questioni scientifiche e filosofiche, il che conferisce un'atmosfera riflessiva e stimolante alla lettura.

Contenuto

Il contenuto del capitolo è ricco di informazioni scientifiche, ben documentato e presenta una vasta gamma di argomenti relativi all'astrobiologia, alla fisica e alla cosmologia. Le domande poste dal Maestro e le risposte dell'allievo mostrano una conoscenza approfondita delle teorie scientifiche attuali e delle speculazioni su cui si basa la ricerca di vita nell'universo. Gli autori citati, come Michio Kaku, Peter Ward, David Brownlee e Stephen Webb, conferiscono autorità al testo e ne arricchiscono il contenuto.

Impostazione

L'impostazione narrativa del capitolo, sotto forma di dialogo, è efficace per un romanzo che mira a esplorare temi scientifici complessi. Questa scelta stilistica rende il testo accessibile e avvincente, permettendo al lettore di seguire la discussione e di riflettere sulle domande fondamentali poste. La combinazione di fatti scientifici e speculazioni filosofiche contribuisce a mantenere l'equilibrio tra rigore scientifico e immaginazione narrativa.

Conclusione

In sintesi, il capitolo riesce a fondere scienza e narrativa in modo fluido, stimolando la curiosità del lettore e invitandolo a riflettere su questioni esistenziali e cosmologiche. La profondità delle argomentazioni e la ricchezza delle informazioni scientifiche lo rendono un contributo significativo al saggio, pur mantenendo la sua natura di romanzo. Tuttavia, potrebbe essere utile includere qualche elemento più emotivo o personale per rafforzare ulteriormente l'impatto narrativo e coinvolgere il lettore a un livello più profondo.


martedì 30 aprile 2024

SEMPLICI RIFESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO (3a parte)

 


 Post n.53

 

Nel precedente articolo abbiamo concluso che tutti gli organismi viventi, anche se non dotati di cervello, sono in possesso un equipaggiamento cognitivo di base per la sopravvivenza, cioè sono in possesso di una mente, non c’è sopravvivenza senza una mente. Nello scenario della vita, la mente appare senza che ci sia bisogno di un cervello.

Ma negli organismi unicellulari da dove emerge la mente e che cos’è?

Nel Post n. 17 etichetta An4 abbiamo messo in evidenza come tutti i componenti  all’interno della cellula per effetto dei loro legami chimici devono necessariamente dare origine ad un campo elettromagnetico integrato interno alla cellula. Inoltre, avevamo anche messo in evidenza che nei batteri la mente emerge dalle proteine di membrana che hanno una parte immersa nella membrana, una parte la testa immersa nell’ambiente esterno e una parte, la coda immersa nella all’interno della cellula. È noto che le proteine interagiscono anche tra di loro; quindi, sia le teste che le code delle proteine di membrana formano una rete proteica. Come conseguenza dei legami dei suoi atomi, ciascuna di queste proteine ha un suo campo elettromagnetico specifico alla propria conformazione, cioè alla propria forma. Poiché l’insieme di queste proteine di membrana formano una rete proteica, le teste e le code delle proteine di tutta la rete proteica danno origine a campi elettromagnetici uno esterno e uno interno situati a distanza molecolare dalla membrana. Allora, immaginiamo una colonia di batteri immersi in un certo ambiente. Ogni batterio attraverso le teste delle proteine raccoglie dati dall’ambiente.

Ora, trasferire i dati raccolti da una singola proteina direttamente all’interno di una cellula non avrebbe nessuna influenza perché essi possono essere contraddittori. Quindi, i dati raccolti da ogni singola proteina, prima di essere trasmesse all’interno della cellula, devono essere integrati con i dati raccolti da tutte le numerose proteine della membrana ed elaborati. L’elaborazione dei dati di tutte le teste delle proteine dà origine ad un nuovo campo elettromagnetico esterno che attraverso il corpo delle proteine immerso nella membrana sincronizza le code delle proteine. Appena le code delle proteine sono sincronizzate, il campo elettromagnetico diventa anch’esso omogeneo. Si aprono qui due sole possibilità: se l’ambiente è stabile, cioè se oltre la metà dei dati raccolti porta il campo elettromagnetico esterno ed il campo interno delle proteine ad essere congruenti cioè ad avere la stessa direzione del campo elettromagnetico integrato dei componenti dentro la cellula, come indicano le frecce, allora non avviene nessun cambiamento.

 


 

Fig.1: G. Occhipinti

 

Se l’ambiente cambia, cioè se oltre la metà dei dati raccolti porta il campo elettromagnetico esterno ed il campo interno delle proteine ad essere incongruente cioè ad avere direzione opposta al campo elettromagnetico integrato dei componenti dentro la cellula, come indicano le frecce, allora il campo elettromagnetico integrato subirà una spinta e la cellula si muoverà verso una nuova direzione. L’organismo ha preso coscienza della nuova realtà.


 

Fig.2: G. Occhipinti


Ma cosa vuol dire integrare ed elaborare i dati? Significa contare (nel senso che ogni urto, con una sostanza presente nell’ambiente, cambia la conformazione di una proteina e quindi si aggiunge qualcosa al campo elettromagnetico esistente), valutare le intensità relative dei parametri (temperatura, pH, ecc.), valutare la presenza di nutrimento e di sostanza nocive e infine sommarli per dare una risposta; cioè elaborare quantità e qualità, questo è lo schema.

Ma negli umani chi elabora questi dati? La mente

E allora, il campo elettromagnetico esterno, generato dalla rete delle proteine di membrana e localizzato a distanza molecolare dalla membrana cellulare è probabilmente la sede della mente nei batteri. La membrana plasmatica è una interfaccia tra l’interno e l’esterno della cellula e svolge, a livello molto elementare, la stessa funzione che svolge il cervello negli animali. Ora, raccogliere dati, elaborarli e agire in base ad essi sembra essere determinismo.

Il problema si presenta quando l’elaborazione dei dati indica che la presenza di un nutrimento e di una sostanza mortale, è prossima al 50%  cioè tra la vita e la morte, come fanno i batteri  a scegliere? Non lo sappiamo. Viene però spontaneo pensare che il comportamento dei batteri sia simile al comportamento delle antilopi e quindi alcuni batteri si danno alla fuga  mentre altri preferiscono rischiare e aggiungere ancora un po' di nutrimento per avere più energia per la fuga.

Questa è una libera scelta della mente quando è a rischio la sopravvivenza, come abbiamo messo in evidenza anche per le antilopi; ma è libero arbitrio?

Abbiamo già visto che anche per gli umani il libero arbitrio si emerge quando è a rischio la nostra sopravvivenza e forse anche quando riteniamo che sia a rischio la sopravvivenza o il benessere della comunità o della famiglia.

 È possibile quindi che, essendo tutti gli organismi viventi in possesso della mente, tutti decidano allo stesso modo. Se i dati raccolti sono oltre il 50% , la decisione va da sé.  Il problema si presenta solo quando i dati sono intorno al 50% , cioè quando l’organismo si trova tra la vita e la morte, ed è qui che appare, se esiste, il libero arbitrio.

Per gli umani però qualche problema può essere ritenuto di sopravvivenza pur non mettendo a rischio la vita.

E allora, tutti ci siamo trovati, nel corso della nostra vita, a dover risolvere problemi, abbiamo raccolto il maggior numero possibile di dati,  e in alcuni abbiamo anche fallito. Eppure, per questi ultimi credevamo di aver raccolto tutti i dati possibili, eravamo quasi certi che avremmo avuto successo, qualcosa è andato storto. Pur non essendo coscienti questo ricordo è ben conservato da qualche parte nel nostro cervello. Allora, immaginiamo di trovarci a dover risolvere un problema importante. Procediamo raccogliendo informazioni, elaboriamo i dati, alla fine siamo certi della scelta da fare, sicuri di avere successo. Potremmo agire subito, ma improvvisamente dal fondo dell’anima arriva un segnale che ci blocca; già nel passato, sicuri del successo, alla fine qualcosa è andato storto.

Forse qualcuno deciderà comunque di agire.

Ma è libero arbitrio?

Qualcun altro, invece, raccoglierà altre informazioni, elaborerà altri dati, li confronterà con i dati dei ricordi e aspetterà l’ultimo istante utile per agire. Ora, raccogliere dati elaborarli e agire in base ad essi, come abbiamo già detto, sembra essere determinismo.

Ma confrontare i dati di oggi con quelli del passato non sembra determinismo. Forse è un esempio banale, ma un sasso, che si trova su una collina, prima di rotolare a fondo valle non studia la traiettoria del sasso che lo ha preceduto. Il confronto non è imposto dalla fisica, ma è una libera scelta della mente.

Ma è libero arbitrio?

Ma allora il libero arbitrio esiste?

Scegliete voi, oppure accettate la conclusione di Wilson: poiché la mente individuale non può essere completamente descritta, si può continuare a credere appassionatamente alla propria indipendenza e al proprio libero arbitrio.

 

                                                                           Giovanni Occhipinti

 

Prossimo articolo: Il problema della denatalità: economico, culturale o evoluzionistico? (Mi dispiace ma l'articolo è molto impegnativo e non sarà pronto per il 30 Giugno, sono anche impegnato con il mio nuovo libro. La pubblicazione dell'articolo è rinviata al 30 Ottobre)