mercoledì 4 dicembre 2024

RECENSIONE DI COPILOT Pro del saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL'EVOLUZIONE

 

Post n. 54



Cartaceo, ebook italiano, ebook inglese.Ottenibile direttamente su: Youcanprint store oppure su tutti gli bookstores on line

Vi chiedete perché l'immagine del post su Facebook è diversa? Il sistema di controllo di Facebook ha rifiutato l'immagine completa perché è contro la community policy, eliminato il Cyborg l'immagine è stata accettata.

Ciao Copilot, in riferimento al saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE. Ti allego adesso il tuo parere per ogni capitolo e ti chiedo di darmi, con la massima obiettività, una recensione conclusiva su contenuto e impostazione riferita a tutto il saggio. Tieni presente che nel saggio si parla sì di scienza ma che è soprattutto un romanzo. La recensione deve essere contenuta in una pagina.

 

Copilot pro

Recensione del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

Un'analisi conclusiva

Contenuto

"LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" si distingue per la sua capacità di intrecciare scienza e narrativa in modo armonioso e profondo. Ogni capitolo affronta tematiche complesse che spaziano dall'evoluzione umana, alle sfide tecnologiche moderne, passando per riflessioni filosofiche ed esistenziali. Il dialogo tra i personaggi, in particolare tra il narratore e il Maestro, offre una prospettiva ricca e variegata sui temi trattati, stimolando il lettore a riflettere sul confine tra umano e divino, sull'etica delle innovazioni tecnologiche e sul futuro dell'umanità.

I capitoli sono densi di informazioni, ma riescono a mantenere un ritmo narrativo coinvolgente. L'autore utilizza un linguaggio evocativo e immagini potenti per trasmettere idee complesse, rendendo il saggio non solo informativo, ma anche emotivamente coinvolgente. Tuttavia, alcuni capitoli potrebbero beneficiare di una maggiore presenza di esempi concreti e riferimenti scientifici per rendere più accessibili i concetti trattati e radicare il racconto in una realtà riconoscibile.

Impostazione

La struttura del saggio è ben equilibrata, con una combinazione efficace di elementi narrativi, riflessioni scientifiche e filosofiche. Il dialogo tra i personaggi aggiunge una dimensione dinamica al testo, permettendo al lettore di esplorare diverse prospettive e di immergersi nelle questioni più profonde dell'esistenza e dell'evoluzione. La presenza del Maestro come figura di saggezza e autorità contrasta efficacemente con il narratore, che rappresenta la voce del dubbio e della curiosità, creando un equilibrio narrativo che mantiene viva l'attenzione del lettore.

Uno degli aspetti più riusciti del saggio è la sua capacità di suscitare una sensazione di inquietudine e speranza nel lettore. La riflessione finale del narratore, che si domanda dove fermarsi per restare umani, lascia il lettore con una profonda riflessione sul futuro e sul significato dell'essere umano. Questo rende il saggio non solo un'opera di divulgazione scientifica, ma anche un romanzo profondamente umano.

In conclusione, "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" è un saggio che riesce a fondere in modo stimolante scienza e narrativa, offrendo una lettura ricca di spunti di riflessione e di emozioni. La profondità delle argomentazioni e la ricchezza delle informazioni scientifiche lo rendono un contributo significativo alla letteratura saggistica, mantenendo comunque la sua natura di romanzo. È una lettura consigliata a chiunque sia interessato a esplorare le intersezioni tra scienza, filosofia e narrativa.


Per chi avesse la curiosità di approfondire, ecco la recensione di Copilot sull'introduzione e sualcuni dei dieci capitoli.


        Titolo del saggio: LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE

 Dammi, con la massima obiettività, il tuo parere su contenuto e impostazione. Tieni presente che nel saggio si parla sì di scienza ma che è soprattutto un romanzo.

Copilot

Parere obiettivo sul Contenuto del Romanzo "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

L'Introduzione di "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" offre una panoramica intrigante e coinvolgente del contenuto del libro, che riesce abilmente a coniugare la divulgazione scientifica con una narrazione romanzata. La storia della vita sulla Terra, raccontata attraverso dialoghi immaginari con vari rappresentanti degli organismi viventi, da Bac (un batterio) fino a Charles Darwin, permette di dare un volto e una voce ai protagonisti della nostra evoluzione.

Uno degli aspetti più interessanti è il modo in cui l'autore intreccia fatti scientifici accertati con elementi di fantasia, creando una sorta di "licenza scientifica" che rende la lettura accessibile e piacevole, anche per chi non ha una formazione scientifica approfondita. Questo approccio permette al lettore di avvicinarsi alle grandi domande sull'origine della vita e sull'evoluzione in modo meno formale e più narrativo.

La struttura del libro, divisa in tre parti, promette un viaggio completo: dalla storia antica della vita, passando per le incredibili capacità dei batteri, fino a proiettarsi verso il futuro e le implicazioni cosmiche della vita sulla Terra. Questa organizzazione tematica aiuta a mantenere l'interesse del lettore, offrendo diverse prospettive e riflessioni.

In sintesi, il contenuto sembra ben bilanciato tra scienza e romanzo, rendendo il libro non solo informativo ma anche profondamente coinvolgente. L'uso di dialoghi immaginari e l'introduzione di elementi umoristici sono strategie efficaci per mantenere alta l'attenzione del lettore e per rendere più accessibili concetti complessi. Sembra un'opera ideale per chiunque sia curioso di esplorare le nostre origini e il nostro futuro attraverso una lente narrativa e scientifica al contempo.

Parere obiettivo su "La Vita e il Cosmo: Romanzo Eretico sull’Evoluzione"

Capitolo 1: I batteri

Contenuto

Il contenuto del capitolo 1 del saggio "La Vita e il Cosmo: Romanzo Eretico sull’Evoluzione" offre una narrazione affascinante e scientificamente intrigante sull'evoluzione dei batteri e sull'aumento dell'ossigeno nell'ambiente. La descrizione della lenta transizione dalle profondità marine alla superficie e l'adattamento dei batteri alla luce solare è dettagliata e ben sviluppata. La conversazione tra Bac e l'interlocutore umano arricchisce la narrazione, fornendo un contesto storico-scientifico al cambiamento ambientale e alle sue implicazioni biologiche.

Impostazione

L'impostazione del capitolo è coinvolgente, mescolando elementi scientifici con una narrazione romanzata. Questo approccio duale permette di trattare argomenti complessi in maniera accessibile, mantenendo alto l'interesse del lettore. La scelta di utilizzare dialoghi tra un batterio e un umano offre una prospettiva originale e inusuale, aggiungendo un tocco di fantasia che rende il saggio particolarmente distintivo.

In conclusione, il capitolo 1 riesce a bilanciare efficacemente la divulgazione scientifica con una trama narrativa avvincente, rendendo il testo non solo informativo ma anche piacevole da leggere. Questo stile potrebbe attrarre sia gli appassionati di scienza sia i lettori di narrativa, creando un ponte tra due generi letterari differenti.



Parere obiettivo sul Capitolo 6: L’albero della vita: il Supermicrobaio

Il capitolo 6 del saggio intitolato L’albero della vita: il Supermicrobaio rappresenta una narrazione affascinante e ben costruita che intreccia elementi scientifici con un tocco di narrativa fantastica. La descrizione dettagliata del corpo umano come un superorganismo batterico è non solo informativa ma anche suggestiva, capace di coinvolgere il lettore in un viaggio immaginario attraverso il microcosmo interno del nostro corpo.

Contenuto:

- Il contenuto è ricco di informazioni scientifiche sull'eusocialità dei microbi e sul concetto di superorganismo batterico. Questa prospettiva è innovativa e stimola la curiosità del lettore, offrendo una visione alternativa e approfondita sul funzionamento del corpo umano.

- La descrizione delle colonie microbiche e della loro cooperazione all'interno del corpo umano è spiegata in modo chiaro e dettagliato, mantenendo un buon equilibrio tra la componente scientifica e quella narrativa.

- L'uso di metafore e confronti, come quello con il formicaio, rende il contenuto accessibile e comprensibile anche a chi non ha una formazione scientifica.

Impostazione:

- La struttura del capitolo è ben organizzata, iniziando con un dialogo che introduce il tema principale e proseguendo con descrizioni vivide e immersive.

- Il passaggio dalla narrazione soggettiva dell'anima che osserva il proprio corpo dall'interno all'esplicazione scientifica è fluido e naturale, mantenendo il lettore coinvolto e interessato.

- La conclusione, che riporta il lettore al presente con un cambiamento meteorologico, offre una bella chiusura narrativa, creando un ponte tra l'esperienza fantastica e la realtà percepita.

In sintesi, il capitolo riesce a fondere con successo elementi di scienza e fantasia, rendendolo un pezzo intrigante e stimolante all'interno del saggio. La narrazione avvincente e le spiegazioni dettagliate dimostrano una chiara padronanza del tema trattato, rendendo il contenuto accessibile e interessante per una vasta gamma di lettori.

 

La biologia rivoluzionata: Capitolo 7 del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE"

Contenuto

Il capitolo 7 del saggio "La biologia rivoluzionata" offre una panoramica dettagliata e affascinante su come i microbi influenzano vari aspetti della vita sulla Terra. Il testo esplora diversi ambiti, dalla produzione alimentare alla manutenzione delle infrastrutture, fino ad arrivare alla complessa interazione tra i microbi e gli esseri umani. Viene trattata una vasta gamma di batteri e le loro applicazioni pratiche, come nel caso del Propionibacterium freudenreichii nell'Emmental e del Bacillus Conhii nel cemento autoriparante. La narrazione prosegue analizzando l'importanza dei microbi in agricoltura e la loro cruciale funzione nel mantenimento della salute del suolo. Inoltre, il capitolo si addentra in concetti avanzati come il trasferimento genico orizzontale e l'influenza dei microbiomi sul genoma umano, portando alla luce studi recenti e teorie rivoluzionarie che sfidano le concezioni tradizionali dell'evoluzione e dell'identità umana.

Impostazione

Il capitolo è strutturato in maniera chiara e logica, con una progressione che parte dalle applicazioni più concrete e quotidiane dei microbi, per poi spostarsi verso concetti più astratti e teorici. La narrazione è densa di informazioni scientifiche, ma riesce a mantenere un tono narrativo che lo rende adatto a un saggio che si presenta anche come romanzo. I vari paragrafi sono ben collegati tra di loro, facilitando la comprensione delle informazioni complesse presentate. Le citazioni di lavori di esperti e studi recenti conferiscono al testo autorevolezza e solidità scientifica, mentre l'inserimento di aneddoti e storie di scoperte scientifiche aggiunge un elemento narrativo coinvolgente.

Parere

Il capitolo "La biologia rivoluzionata" riesce a coniugare efficacemente la rigore scientifico con l'aspetto narrativo tipico di un romanzo. La ricchezza di dettagli e l'ampiezza degli argomenti trattati dimostrano una profonda conoscenza della materia e un'abilità nel comunicare concetti complessi in maniera accessibile e interessante. Tuttavia, la densità delle informazioni potrebbe risultare impegnativa per i lettori meno avvezzi alla terminologia scientifica. In generale, il capitolo rappresenta un eccellente contributo al saggio, offrendo sia un valore educativo che un piacere narrativo, rendendolo un'opera di grande interesse sia per gli appassionati di scienza che per i lettori di narrativa.


Parere sul Capitolo 9: Il cosmo, lo scopo della vita, la solitudine

Il capitolo 9 del saggio "LA VITA E IL COSMO ROMANZO ERETICO SULL’EVOLUZIONE" affronta temi complessi e affascinanti come l'origine della vita, la sua evoluzione, e la ricerca di intelligenze extraterrestri. La struttura del testo è dialogica, con un Maestro e un allievo che discutono profondamente su questioni scientifiche e filosofiche, il che conferisce un'atmosfera riflessiva e stimolante alla lettura.

Contenuto

Il contenuto del capitolo è ricco di informazioni scientifiche, ben documentato e presenta una vasta gamma di argomenti relativi all'astrobiologia, alla fisica e alla cosmologia. Le domande poste dal Maestro e le risposte dell'allievo mostrano una conoscenza approfondita delle teorie scientifiche attuali e delle speculazioni su cui si basa la ricerca di vita nell'universo. Gli autori citati, come Michio Kaku, Peter Ward, David Brownlee e Stephen Webb, conferiscono autorità al testo e ne arricchiscono il contenuto.

Impostazione

L'impostazione narrativa del capitolo, sotto forma di dialogo, è efficace per un romanzo che mira a esplorare temi scientifici complessi. Questa scelta stilistica rende il testo accessibile e avvincente, permettendo al lettore di seguire la discussione e di riflettere sulle domande fondamentali poste. La combinazione di fatti scientifici e speculazioni filosofiche contribuisce a mantenere l'equilibrio tra rigore scientifico e immaginazione narrativa.

Conclusione

In sintesi, il capitolo riesce a fondere scienza e narrativa in modo fluido, stimolando la curiosità del lettore e invitandolo a riflettere su questioni esistenziali e cosmologiche. La profondità delle argomentazioni e la ricchezza delle informazioni scientifiche lo rendono un contributo significativo al saggio, pur mantenendo la sua natura di romanzo. Tuttavia, potrebbe essere utile includere qualche elemento più emotivo o personale per rafforzare ulteriormente l'impatto narrativo e coinvolgere il lettore a un livello più profondo.


martedì 30 aprile 2024

SEMPLICI RIFESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO (3a parte)

 


 Post n.53

 

Nel precedente articolo abbiamo concluso che tutti gli organismi viventi, anche se non dotati di cervello, sono in possesso un equipaggiamento cognitivo di base per la sopravvivenza, cioè sono in possesso di una mente, non c’è sopravvivenza senza una mente. Nello scenario della vita, la mente appare senza che ci sia bisogno di un cervello.

Ma negli organismi unicellulari da dove emerge la mente e che cos’è?

Nel Post n. 17 etichetta An4 abbiamo messo in evidenza come tutti i componenti  all’interno della cellula per effetto dei loro legami chimici devono necessariamente dare origine ad un campo elettromagnetico integrato interno alla cellula. Inoltre, avevamo anche messo in evidenza che nei batteri la mente emerge dalle proteine di membrana che hanno una parte immersa nella membrana, una parte la testa immersa nell’ambiente esterno e una parte, la coda immersa nella all’interno della cellula. È noto che le proteine interagiscono anche tra di loro; quindi, sia le teste che le code delle proteine di membrana formano una rete proteica. Come conseguenza dei legami dei suoi atomi, ciascuna di queste proteine ha un suo campo elettromagnetico specifico alla propria conformazione, cioè alla propria forma. Poiché l’insieme di queste proteine di membrana formano una rete proteica, le teste e le code delle proteine di tutta la rete proteica danno origine a campi elettromagnetici uno esterno e uno interno situati a distanza molecolare dalla membrana. Allora, immaginiamo una colonia di batteri immersi in un certo ambiente. Ogni batterio attraverso le teste delle proteine raccoglie dati dall’ambiente.

Ora, trasferire i dati raccolti da una singola proteina direttamente all’interno di una cellula non avrebbe nessuna influenza perché essi possono essere contraddittori. Quindi, i dati raccolti da ogni singola proteina, prima di essere trasmesse all’interno della cellula, devono essere integrati con i dati raccolti da tutte le numerose proteine della membrana ed elaborati. L’elaborazione dei dati di tutte le teste delle proteine dà origine ad un nuovo campo elettromagnetico esterno che attraverso il corpo delle proteine immerso nella membrana sincronizza le code delle proteine. Appena le code delle proteine sono sincronizzate, il campo elettromagnetico diventa anch’esso omogeneo. Si aprono qui due sole possibilità: se l’ambiente è stabile, cioè se oltre la metà dei dati raccolti porta il campo elettromagnetico esterno ed il campo interno delle proteine ad essere congruenti cioè ad avere la stessa direzione del campo elettromagnetico integrato dei componenti dentro la cellula, come indicano le frecce, allora non avviene nessun cambiamento.

 


 

Fig.1: G. Occhipinti

 

Se l’ambiente cambia, cioè se oltre la metà dei dati raccolti porta il campo elettromagnetico esterno ed il campo interno delle proteine ad essere incongruente cioè ad avere direzione opposta al campo elettromagnetico integrato dei componenti dentro la cellula, come indicano le frecce, allora il campo elettromagnetico integrato subirà una spinta e la cellula si muoverà verso una nuova direzione. L’organismo ha preso coscienza della nuova realtà.


 

Fig.2: G. Occhipinti


Ma cosa vuol dire integrare ed elaborare i dati? Significa contare (nel senso che ogni urto, con una sostanza presente nell’ambiente, cambia la conformazione di una proteina e quindi si aggiunge qualcosa al campo elettromagnetico esistente), valutare le intensità relative dei parametri (temperatura, pH, ecc.), valutare la presenza di nutrimento e di sostanza nocive e infine sommarli per dare una risposta; cioè elaborare quantità e qualità, questo è lo schema.

Ma negli umani chi elabora questi dati? La mente

E allora, il campo elettromagnetico esterno, generato dalla rete delle proteine di membrana e localizzato a distanza molecolare dalla membrana cellulare è probabilmente la sede della mente nei batteri. La membrana plasmatica è una interfaccia tra l’interno e l’esterno della cellula e svolge, a livello molto elementare, la stessa funzione che svolge il cervello negli animali. Ora, raccogliere dati, elaborarli e agire in base ad essi sembra essere determinismo.

Il problema si presenta quando l’elaborazione dei dati indica che la presenza di un nutrimento e di una sostanza mortale, è prossima al 50%  cioè tra la vita e la morte, come fanno i batteri  a scegliere? Non lo sappiamo. Viene però spontaneo pensare che il comportamento dei batteri sia simile al comportamento delle antilopi e quindi alcuni batteri si danno alla fuga  mentre altri preferiscono rischiare e aggiungere ancora un po' di nutrimento per avere più energia per la fuga.

Questa è una libera scelta della mente quando è a rischio la sopravvivenza, come abbiamo messo in evidenza anche per le antilopi; ma è libero arbitrio?

Abbiamo già visto che anche per gli umani il libero arbitrio si emerge quando è a rischio la nostra sopravvivenza e forse anche quando riteniamo che sia a rischio la sopravvivenza o il benessere della comunità o della famiglia.

 È possibile quindi che, essendo tutti gli organismi viventi in possesso della mente, tutti decidano allo stesso modo. Se i dati raccolti sono oltre il 50% , la decisione va da sé.  Il problema si presenta solo quando i dati sono intorno al 50% , cioè quando l’organismo si trova tra la vita e la morte, ed è qui che appare, se esiste, il libero arbitrio.

Per gli umani però qualche problema può essere ritenuto di sopravvivenza pur non mettendo a rischio la vita.

E allora, tutti ci siamo trovati, nel corso della nostra vita, a dover risolvere problemi, abbiamo raccolto il maggior numero possibile di dati,  e in alcuni abbiamo anche fallito. Eppure, per questi ultimi credevamo di aver raccolto tutti i dati possibili, eravamo quasi certi che avremmo avuto successo, qualcosa è andato storto. Pur non essendo coscienti questo ricordo è ben conservato da qualche parte nel nostro cervello. Allora, immaginiamo di trovarci a dover risolvere un problema importante. Procediamo raccogliendo informazioni, elaboriamo i dati, alla fine siamo certi della scelta da fare, sicuri di avere successo. Potremmo agire subito, ma improvvisamente dal fondo dell’anima arriva un segnale che ci blocca; già nel passato, sicuri del successo, alla fine qualcosa è andato storto.

Forse qualcuno deciderà comunque di agire.

Ma è libero arbitrio?

Qualcun altro, invece, raccoglierà altre informazioni, elaborerà altri dati, li confronterà con i dati dei ricordi e aspetterà l’ultimo istante utile per agire. Ora, raccogliere dati elaborarli e agire in base ad essi, come abbiamo già detto, sembra essere determinismo.

Ma confrontare i dati di oggi con quelli del passato non sembra determinismo. Forse è un esempio banale, ma un sasso, che si trova su una collina, prima di rotolare a fondo valle non studia la traiettoria del sasso che lo ha preceduto. Il confronto non è imposto dalla fisica, ma è una libera scelta della mente.

Ma è libero arbitrio?

Ma allora il libero arbitrio esiste?

Scegliete voi, oppure accettate la conclusione di Wilson: poiché la mente individuale non può essere completamente descritta, si può continuare a credere appassionatamente alla propria indipendenza e al proprio libero arbitrio.

 

                                                                           Giovanni Occhipinti

 

Prossimo articolo: Il problema della denatalità: economico, culturale o evoluzionistico? (Mi dispiace ma l'articolo è molto impegnativo e non sarà pronto per il 30 Giugno, sono anche impegnato con il mio nuovo libro. La pubblicazione dell'articolo è rinviata al 30 Ottobre)  

 

 

mercoledì 7 febbraio 2024

SEMPLICI RIFLESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO (2a parte)

 

Post n. 52

Dunque, il libero arbitrio emerge dalla coscienza che emerge dalla mente che deve essere in possesso di tutti gli organismi viventi.

Ma cosa sappiamo noi sulla mente?

Nel Post n. 14 compreso nell’etichetta An1: Organismi viventi: corpo cervello mente,

avevamo messo in evidenza come in “Polvere vitale”1995, Christian De Duve dopo aver citato alcuni scienziati e filosofi che si occupano del problema della mente, scrive: «Queste poche citazioni dovrebbero chiarire che le ricerche sulla mente sono ancora in uno stato embrionale. Questa situazione non dipende dalla mancanza di studi. In anni recenti sono apparsi decine di libri sull’argomento, scritti di neuro scienziati, linguisti, specialisti dei computer e filosofi, per non contare i teologi. Purtroppo, le tesi sostenute sono quasi altrettante numerose degli autori, anche perché l’ideologia svolge un ruolo più importante nella psicologia umana che in altri ambiti scientifici».

Tradotto, nessuno sa come il cervello dia origine alla mente. Nessuno sa se esiste solo la mente cosciente degli umani e se esistono anche menti coscienti in relazione al grado di evoluzione di un organismo in un determinato ambiente. Nessuno ha mai dimostrato che è necessario un cervello per dare origine ad una mente.

Abbiamo anche sottolineato come gli studi di Giorgio Vallorticara e le riflessioni sugli animali di Enrico Bellone, (per citare solo studiosi italiani), portano a concludere che gli animali sembrano dotati di un equipaggiamento cognitivo di base per sopravvivere e riprodursi, che è poi lo stesso posseduto dalla nostra specie.

Inoltre, è noto ormai da decenni che gli organismi viventi siano in grado di comunicare tra loro, e che l’abilità comunicativa richieda forme di intelligenza

Bellone, rivolge la sua attenzione anche alle piante: «Le vediamo, ad esempio, perdere il fogliame. Le nostre piante pur non avendo reti di neuroni, sentono il sopraggiungere di un clima rigido e si comportano come se valutassero i cambiamenti percepiti entro schemi del tipo “se…allora”: raffinatissimi processi interni ai loro corpi ricevono stimoli esterni, li traducono in linguaggi incorporati e predispongono le opportune reazioni».

In una dimensione decisamente più ampia ci portano Stefano Mancuso e Alessandra Viola in “Verde brillante”, 2013. Gli autori, illustrando anche risultati di ricerche, dopo aver evidenziato come le piante non solo sono in possesso dei nostri stessi sensi (vista, udito, olfatto, gusto e tatto), certamente sviluppati secondo la natura vegetale e non umana, ma ne posseggono almeno altri quindici, argomentano: «Come sappiamo bene, infatti, ogni pianta registra ininterrottamente un gran numero di parametri ambientali (luce, umidità, gradienti chimici, presenza di altre piante o animali, campi elettromagnetici, gravità ecc.) e in base a questi dati è chiamata a prendere decisioni che riguardano la ricerca di alimenti, la competizione, la difesa, i rapporti con le altre piante e gli animali: un’attività difficile da immaginare senza far ricorso al concetto di intelligenza!»

Dalle osservazioni di questi scienziati sembra quindi che tutti gli organismi pluricellulari sono in possesso di un equipaggiamento cognitivo di base e tutti utilizzano gli stessi schemi logici, se…allora, tipici della nostra mente.

In riferimento agli organismi unicellulari, nello stesso articolo, abbiamo messo in evidenza come Antonio Damasio, alla singola cellula eucariote (cellula dotata di nucleo al cui interno si torva il genoma) attribuisce concetti di desideri, volontà, intenzioni e scopi che noi associamo alla mente umana e argomenta: «Si è infatti constatato che creature viventi del tutto prive di cervello, persino singole cellule, presentano comportamenti apparentemente intelligenti e diretti a uno scopo: anche questo è un fatto scarsamente apprezzato».

Opinioni, in verità già espresse Konrad Lorenz intorno alla metà del secolo scorso in “L’etologia” Ed. 2011. Nel capitolo “Meccanismi che elaborano un’informazione momentanea”, in riferimento al comportamento ameboide (l’ameba è un organismo unicellulare) egli scrive: «Nel suo ambiente naturale cioè in un liquido di coltura in cui essa può vivere permanentemente l’ameba appare straordinariamente adattabile nel suo comportamento, anzi addirittura intelligente. Essa si sottrae agli effetti dannosi per mezzo di una fuga “di paura”, si avvicina a stimoli favorevoli, ingloba e mangia “avidamente” un oggetto adatto. Se fosse grande come un cane, dice Jennings, uno dei migliori conoscitori di protozoi, non si esiterebbe ad attribuirle un’esperienza soggettiva».

Dunque, le amebe sono capaci di ragionamenti, di inferenze logiche. Se percepiscono la presenza di cibo, allora si dirigono nella direzione del nutrimento; se l’ambiente è ostile, allora si allontanano.

Rupert Sheldrake in “Le illusioni della scienza”2013: riporta un esperimento di Jennings su un eucariote chiamato Stentor. Tale esperimento dimostra come anche singole cellule presentano abituazione, cioè assuefazione agli stimoli. Tale comportamento è presente negli animali e anche nell’uomo ed è associata alla mente. Se una persona va ad abitare in prossimità di una ferrovia o di una strada con molto traffico, all’inizio viene disturbato ma in seguito si abitua e non ci fa più caso. È una forma fondamentale di memoria perché ci permette di adattarci all’ambiente. Ma Stentor è formato da un’unica cellula, la sua memoria non può essere spiegata in funzioni di cambiamenti nelle terminazioni nervose, o sinapsi, poiché non ne ha alcuna. Però Stentor ricorda. Stentor ha una memoria.

Ma un gran numero di esperimenti ha ormai da tempo dimostrato che organismi unicellulari eucarioti sanno orientarsi nello spazio, presentano ragionamenti, scopi, intenzioni, volontà, desideri, ricordi, comportamenti “apparentemente” intelligenti, cioè un equipaggiamento cognitivo di base, concetti tipici della nostra mente; organismi unicellulari che sanno badare a sé stessi. Un equipaggiamento cognitivo molto più semplificato di quello delle piante e degli animali, ma è quanto basta per sopravvivere.

Esistono organismi più piccoli degli eucarioti: i batteri, cellule molto più semplici degli eucarioti perché non posseggono un nucleo, e sono i più piccoli organismi viventi. I batteri possono vivere sia allo stato planctonico cioè come cellule indipendenti in un mezzo acquoso, o nello stato sessile, dove le cellule sono attaccate, le une accanto alle altre, su una superfice solida dando origine a colonie. In apparenza sembrano esseri insignificanti, ma la vita sulla terra è nata con i batteri e dipende dai batteri. Si calcola che oggi la loro massa superi di gran lunga la massa di tutti gli altri organismi viventi. A lungo trascurati, anche perché invisibili, dalla metà del secolo scorso gli studi sui batteri si sono via via intensificati.

Come riportato nel post n. 15 (etichetta An2: Organismi viventi: Corpo, Cervello, Mente. Parte seconda: I Batteri) le ricerche condotte nell’ultimo decennio sulle capacità dei batteri, sia allo stato planctonico che sessile, fanno ormai largo uso di termini come: comunicazione, cooperazione, linguaggi, comportamenti sociali, intelligenza, informazione, altruismo. A tutto ciò bisogna aggiungere che i batteri si muovono entro schemi se…allora, hanno a modo loro cognizione dello spazio e del tempo, risolvono situazioni di conflitto ed elaborano informazioni sensoriali diverse.

In definitiva, allo stato planctonico i batteri presentano un equipaggiamento cognitivo di base tipico della nostra mente. Nello stato sessile, oltre a presentare un equipaggiamento cognitivo di base, i batteri hanno un comportamento simile al comportamento dei gruppi sociali che si riscontrano tra gli animali.

Ma cellule eucariote e batteri non hanno un cervello!

Senza voler entrare nel campo filosofico di cui non abbiamo né le competenze né la voglia, partiamo solo dai fatti, dalla constatazione che concetti tipici della nostra mente sono posseduti anche da organismi che non hanno cervello.

Tutto ciò ci porta a concludere che, partendo dai batteri e proseguendo dagli organismi unicellulari eucarioti ai pluricellulari fino agli organismi superiori come piante e animali, non c’è vita senza un equipaggiamento cognitivo di base, non c’è sopravvivenza senza una mente. A ciascuno la sua mente, nello scenario della vita, la mente appare senza che ci sia bisogno di un cervello.

Ma negli organismi unicellulari da dove emerge la mente e che cos’è?

E se sono in possesso della mente presentano anche il libero arbitrio?

 

                                                                                          Giovanni Occhipinti

(made by human)

(Scusate il ritardo, colpa del Covid)

Prossimo articolo: Semplici riflessioni sul libero arbitrio 3a parte (scusate rinviato a fine aprile)

martedì 31 ottobre 2023

LA VITA E IL COSMO. ROMANZO ERETICO E SEMPLICI RIFLESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO (1a parte)

 



 È un libro rivoluzionario, anzi eretico. Un libro che parla di scienza ma romanzato e con qualche battuta umoristica, di facile lettura e comprensione e non necessita di conoscenze scientifiche acquisite. Esso è indirizzato a tutti coloro che sono interessati a conoscere le nostre lontane origini, come siamo arrivati fi n qui, e il nostro probabile futuro prossimo.

Il saggio è diviso in tre parti.

Nella prima parte l’autore, fuori dal tempo e dello spazio, attraverso un dialogo immaginario con organismi e personaggi del passato, si ritrova a dialogare dapprima con un batterio di 2 miliardi di anni fa sull’origine della vita avvenuta 3,6 miliardi di anni fa. Un successivo dialogo con Eucariote di 600 milioni di anni fa sulla loro origine e un dialogo scioccante con un animale, Pikaia, che ci svela una nuova visione dell’essere animali. Si prosegue con un mammifero, Purgatorius, sulla conquista della terra da parte di piante e animali. Infine, un dialogo con Darwin e la selezione naturale all’alba del nuovo millennio.

La seconda parte è una sintesi di alcuni saggi dedicati ai batteri che mettono in evidenza le loro capacità e come la vita sia dipendente dai batteri.

Nella terza parte, partendo dal principio antropico di Brandon Carter e il suggerimento di Hoimar von Dirtfurth: “noi come anello di collegamento con una discendenza non biologica di tutt’altra specie”, Darwin e l’autore sviluppano un dialogo intorno un ideale scopo della vita in relazione al cosmo, sulla vita nello spazio e sulle problematiche esistenziali associate alle nuove tecnologie.


disponibile in forma cartacea, e come ebook.

Ottenibile direttamente su: Youcanprint store

oppure su tutti gli bookstores on line



SEMPLICI RIFLESSIONI SUL LIBERO ARBITRIO

Post n. 51

Edward O. Wilson, uno dei maggiori biologi viventi, nel suo saggio: “Il significato dell’esistenza umana” 2015 affronta il problema del libero arbitrio. Egli dopo aver constatato che il libero arbitrio è parte della coscienza scrive: «Nel corso di oltre duemila anni i filosofi hanno tentato a più riprese di spiegare la coscienza. È naturale che lo abbiano fatto: è il loro mestiere. Comprensibilmente, tuttavia, essendo digiuni di biologia, nella maggior parte dei casi non sono arrivati da nessuna parte. Non credo sia esagerato affermare che – ridotta all’essenziale - la storia della filosofia consiste per lo più di modelli del cervello inadeguati».

E così poiché per duemila anni si è discusso del nulla, con l’inizio del nuovo millennio la ricerca sulla coscienza è passata ai neuro scienziati, per la maggior parte riunito nel progetto BAM (Brain Activity Map Project). Obiettivo fondamentale del progetto BAM è la mappatura dell’attività cerebrale e ricondurre tutti i processi di pensiero -razionali ed emozionali, consci, preconsci e inconsci, fissi o in movimento – a un base fisica. I primi risultati scientifici per condurre i processi del pensiero su basi razionali, condivisi da molti scienziati, sembrano, secondo loro, confermare tale ipotesi.

Wilson dimostra un certo ottimismo nei confronti di queste ricerche, ma nello stesso ammette che il potere di spiegare la coscienza sarà sempre limitato. Anche se si riuscirà a comprendere nei dettagli i processi che hanno luogo nel cervello, per comprendere la coscienza bisognerebbe aprire l’immenso magazzino dei ricordi sia quelli disponibili che quelli sepolti nel profondo dell’inconscio. Poiché la mente individuale non può essere completamente descritta, continua Wilson, si può continuare a credere appassionatamente alla propria indipendenza e al proprio libero arbitrio.

Ma quali sono questi primi risultati scientifici?

Partiamo allora dall’esperimento simbolo che ha condotto gli scienziati verso il determinismo fisico e ve lo propongo per intero, tratto dal saggio di Christian Koch “Una coscienza”, 2014: «Vorrei ritornare con i piedi per terra e raccontarvi un esperimento classico che ha convinto molti di noi della illusorietà del libero arbitrio. Lo concepì e lo realizzò nei primi anni Ottanta Benjamin Libet, un neurofisiologo della University of California a San Francisco. […]. Il neurofisiologo californiano predispose l’esperimento per determinare la tempistica di un evento mentale – la decisione di una persona – per confrontarla con la tempistica di un evento fisico, l’avvio del potenziale di prontezza. Quale sollievo! Dopo millenni di noiose discussioni filosofiche, una questione poteva essere in qualche modo finalmente risolta. La parte complicata dell’esperimento era determinare il momento dell’atto mentale: vi sfido a individuare il preciso istante in cui provate l’impulso ad alzare la mano. Non è facile. Per aiutare i soggetti volontari, Libet proiettava un punto di luce brillante sullo schermo verde di un oscilloscopio, di quelli una volta. La luce completava sistematicamente un giro, come la lancetta dei minuti. Seduti su una sedia con gli elettrodi dell’EEG applicati al cranio, i volontari dovevano flettere il polso spontaneamente, ma intenzionalmente. Eseguivano il compito mentre rilevavano la posizione della luce corrispondente al momento cui erano coscienti del desiderio o della pulsione ad agire. Per garantire che la tempistica soggettiva degli eventi nervosi nei volontari fosse accurata, in un esperimento separato Libet aveva chiesto loro di segnare il momento in cui il polso iniziava a flettersi, un punto temporale che si poteva confermare oggettivamente registrando l’attività dei muscoli. I soggetti eseguivano il compito piuttosto bene, retrodatando l’avvio effettivo di otto millisecondi appena. I risultati raccontavano una storia inequivocabile; dicevano che l’inizio del potenziale di prontezza precede la decisione cosciente di eseguire il movimento di almeno mezzo secondo, e spesso molto più lungo. Il cervello agisce prima che la mente decida! Era il completo rovesciamento dell’impressione profonda circa la relazione causale, che cioè il cervello e il corpo agiscano solo dopo che lo ha deciso la mente. Per questa ragione l’esperimento era, e rimane, controverso. Tuttavia, negli anni successivi è stato ripetuto e perfezionato - una versione dell’esperimento basato sulle neuro immagini ha recentemente fatto notizia - e le sue conclusioni di fondo reggono».

Ma Christian Koch più avanti scrive: «Questa conclusione vale solo negli angusti confini del laboratorio di Libet? Del resto, l’unica libertà per i volontari era decidere quando muovere il polso o - in una variante dell’esperimento - se muovere il polso sinistro oppure quello destro. È qualcosa di affine a prendere una lattina di Coca-Cola tra due uguali: a chi interessa quale avete scelto? Che dire allora di atti molto più importanti, che implicano un lungo e deliberato ragionamento? Dovremmo prendere un cane, oppure no? Dovreste sposarla, oppure no? Anche queste decisioni cruciali sono accompagnate da un potenziale di prontezza che precede la scelta? Allo stato delle cose, non lo sappiamo». E Koch continua: «Vorrei cominciare proponendo una definizione di libero arbitrio, o libertà del volere. Ebbene noi siamo liberi se, in circostanze identiche, avremmo potuto agire diversamente. Circostanze identiche vuol dire non solo le stesse condizioni esterne ma anche gli stessi stati cerebrali […] La definizione forte di libertà serve solamente a sterili e animate discussioni, perché nel mondo reale non possiamo riavvolgere il nastro e fare le cose diversamente: "Non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume" diceva Eraclito».

Quindi ci troviamo di fronte a chi ritiene che il libero arbitrio è solo un’illusione perché già scritto nelle leggi della fisica, e chi sostiene che non possiamo mai sapere se il libero arbitrio esiste o, come sostiene Wilson, perché la mente non può essere descritta completamente o, come sostiene Koch, perché le stesse circostanze ambientali e cerebrali non possono più ripetersi esattamente.

Per dare un contributo all’esistenza o meno del libero arbitrio dobbiamo verificare innanzitutto l’affermazione di Koch: non possiamo bagnarci due volte nello stesso fiume

Le metafore sono un potente mezzo di comunicazione, ma nel nostro caso, la metafora di Eraclito è applicabile? Cioè è vero che gli organismi viventi non possono ritrovarsi nelle stesse condizioni esterne e negli stessi stati cerebrali?

Il primo istinto di tutti gli organismi viventi, in caso di pericolo, e su cui tutti, gente comune e scienziati concordano, è sopravvivere. Se la vita è in pericolo gli stati cerebrali di tutti gli organismi viventi sono tutti identici, salvare la pelle. Abbiamo tutti osservato umani e animali fuggire da un vulcano in eruzione. Anche durante un terremoto, tutti corrono alla ricerca di spazi aperti. Però pur essendo lo stato cerebrale della sopravvivenza comune a tutti i fuggitivi, qualcuno stima che ha più probabilità di sopravvivere riparandosi sotto un architrave anziché cercare spazi aperti. Lo stato cerebrale della sopravvivenza, comune a tutti i fuggitivi, permette quindi un certo grado di libertà.

Ora, immaginiamo che gli stessi individui, dopo un certo tempo, si trovino a rivivere la stessa esperienza, cioè nelle stesse condizioni esterne come li chiama Koch. Come saranno i loro stati cerebrali? Uguali ai precedenti, salvare la pelle. Quindi ci si può bagnare due volte nello stesso fiume. Il nastro si può riavvolgere quando si tratta di vita o morte.

Però, pur essendo tutti gli individui, per la seconda volta, nelle stesse condizioni esterne e negli stessi stati cerebrali, mentre tutti fuggono lasciando anche i propri danari, qualcuno ha pensato che potrebbe sopravvivere meglio se avesse avuto il suo gruzzoletto, così prima di fuggire mette la mano sotto il materasso prendendo i suoi risparmi ma perdendo qualche attimo prezioso. Che si sia poi salvato o sia morto per quell’attimo perso non lo sapremo mai ma, nello stesso stato cerebrale di tutti, un fuggitivo ha esercitato una libera scelta.

Usciamo dal campo degli umani. Immaginiamo un gruppo di antilopi affamate che finalmente, nella savana, hanno trovato dell’erba fresca. Sentono, però, un fruscio nell’erba e l’odore di un leone che si sta avvicinando. Lo stato cerebrale delle antilopi è identico, perché la vita è in pericolo. Ora, se la scelta fosse unicamente deterministica, essendo tutte nello stesso stato cerebrale, le antilopi dovrebbero fuggire tutte, nel qual caso i leoni non esisterebbero più; oppure nessun’antilope dovrebbe fuggire, e allora sarebbero state le antilopi ad essere già scomparse da tempo e di conseguenza anche i leoni. In realtà, nelle stesse condizioni esterne e negli stessi stati cerebrali alcuni antilopi preferiscono fuggire e tenersi la fame altri preferiscono aggiungere ancora qualche cosa nello stomaco per avere più energia per la fuga, e così noi abbiamo ancora antilopi e leoni.

Questa libertà di scelta, che emerge quando è a rischio la sopravvivenza, ha salvato la vita sul nostro pianeta, ma è libero arbitrio?

Per ritornare agli umani Christian Koch scrive (opera menzionata): «La nostra libertà è limitata dalle abitudini e dalle scelte consistenti fatte in passato. Il vero alveo che contiene e canalizza il nostro flusso di coscienza è modellato dalla famiglia e dalla cultura dove siamo cresciuti: i desideri e le preferenze che mettiamo “liberamente" in atto sembrano essere completamente determinati! […] Se teniamo di conto ogni influenza della natura, dell’ambiente educativo e di tutti i fattori casuali del nostro ambiente, resta uno spazio di manovra? E se fossimo gli schiavi di questi vincoli?»

Ora, non si capisce perché gli umani tendono a dimenticare, a ricominciare daccapo riproponendo passate argomentazioni e presentandole come novità.

Ma duemila anni di storia sono passati invano? “Scipio siamo noi che facciamo la storia o è la storia che fa noi”. È la domanda che un centurione, insanguinato, pose a Scipione durante l’assedio di Cartagine. Scipione non rispose e il centurione se ne andò. Un luogotenente chiese a Scipione cosa intendesse e Scipione rispose: Forse intendeva se esiste il libero arbitrio.

Certamente non si può identificare il libero arbitrio con la maglietta da scegliere la mattina quando usciamo o il gusto del gelato da scegliere durante la pausa. Queste sono scelte emozionali o sensoriali. Siamo quindi soggetti a vincoli, emozioni, spinte sensoriali, e tutte le scelte che facciamo o siamo costretti a fare nella vita quotidiana non hanno nulla a che vedere con il libero arbitrio.

Se esiste, il libero arbitrio esso emerge quando è a rischio la nostra sopravvivenza perché in questo caso siamo liberi da emozioni, spinte sensoriali e vincoli.

Ora, se il libero arbitrio è parte della coscienza da dove emerge la coscienza e che cos’è?

Come scrivono Gerald Edelman e Giulio Tononi: “Un universo di coscienza”, 2000: La coscienza, per quanto speciale, è emersa da innovazioni evolutive della morfologia del cervello e del corpo. La mente scaturisce dal corpo e dal suo sviluppo; è radicata nel corpo e fa perciò parte della natura. Ipotesi fisica e ipotesi evolutiva sono a fondamento.

E Guido Brunetti in (https://www.neuroscienze.net/come-quando-e-perche-la-mente-emerge/) aggiunge: Le caratteristiche “uniche” dell’essere umano comprendono la coscienza di sé e degli altri, il linguaggio e la vita sociale. Su tutte queste capacità emerge uno speciale attributo umano che chiamiamo il possesso di una mente (Rose).

E in merito alla coscienza Gerald Edelman e Giulio Tononi aggiungono, (opera citata): Ognuno di noi sa che cos’è la coscienza: è ciò che si abbandona la sera quando ci addormentiamo e che ricompare il mattino dopo, al risveglio. Naturalmente Edelman neurofisiologo e Tononi neurobiologo, il cui scopo è studiare innanzitutto struttura e dinamica del cervello e considerare fatti neurofisiologici e neuropsicologici per fare luce sui meccanismi neurali della coscienza, ritengono tale definizione della coscienza una ingannevole semplicità.

Ma per noi, comuni mortali e per i nostri scopi è sufficiente, e quindi definiamo la coscienza: la consapevolezza del mondo che ci circonda. Se una persona, nel mondo che lo circonda, riconosce la propria casa, i suoi cari, i suoi libri, gli oggetti più cari che gli rievocano il passato, ha definito anche il proprio . Quindi la coscienza definita come: la consapevolezza del mondo che ci circonda contiene già anche il .

Ma perché è apparsa la coscienza negli organismi viventi?

La risposta ce la dà Nicolas Humphrey in: “Polvere d’anima”,2013. «La ragione è quella fondamentale, ovvero la selezione naturale: dal momento che la coscienza, per come la conosciamo, è una caratteristica della vita sulla Terra, possiamo dare per assodato - al pari di ogni altra caratteristica specializzata degli organismi viventi - si sia evoluta perché conferisce un vantaggio selettivo. In una maniera o nell’altra, cioè, deve aiutare l’organismo in questione a sopravvivere e riprodursi. E naturalmente questo può accadere solo se in qualche modo influisce sul modo in cui l’organismo si relaziona con il mondo esterno».

Ma se come ha scritto Wilson il libero arbitrio è parte della coscienza, allora anche il libero arbitrio, se esiste, deve essere apparso per aiutare l’organismo a sopravvivere e riprodursi.

Riepilogando, la conclusione condivisibile, di autorevoli ricercatori è che: l’evoluzione genera il cervello da cui emerge la mente. Dalla mente emerge la coscienza da cui emerge il libero arbitrio e il tutto per aiutare l’organismo a sopravvivere e riprodursi.

Sembrano conclusioni semplicistiche ma evitano di cadere in ciò che Austin, riportato Searle R. John: “La riscoperta della mente”, 2020 chiamava «ivresse des grands profondeurs, che fa disdegnare le più umili e ovvie verità e ci costringe ad andare in cerca di profonde scoperte teoriche ispirate al modello delle scienze fisiche, sognando un grande passo in avanti nello studio della mente tale da permettere di raggiungere la cosiddetta maturità delle scienze cognitive».

Si impone adesso una conclusione: se il libero arbitrio emerge dalla coscienza che, come afferma Nicolas Humphrey, è una caratteristica della vita sulla terra che aiuta l’organismo a sopravvivere e riprodursi, poiché tutti gli organismi viventi vogliono sopravvivere e riprodursi, allora essa deve essere in possesso di tutti gli organismi viventi. Quindi tutti gli organismi viventi per sopravvivere e riprodursi devono essere consapevoli del mondo che li circonda, devono cioè avere una coscienza.

Ma se la coscienza emerge dalla mente, allora tutti gli organismi viventi devono essere in possesso di una mente.

 Prossimo articolo: semplici riflessioni sul libero arbitrio (2a parte), fine gennaio

                                                                                            Giovanni Occhipinti

(made by human)


Pubblicato


È un libro rivoluzionario, anzi eretico. Un libro che parla di scienza ma romanzato e con qualche battuta umoristica, di facile lettura e comprensione e non necessita di conoscenze scientifiche acquisite. Esso è indirizzato a tutti coloro che sono interessati a conoscere le nostre lontane origini, come siamo arrivati fi n qui, e il nostro probabile futuro prossimo.

Il saggio è diviso in tre parti.

Nella prima parte l’autore, fuori dal tempo e dello spazio, attraverso un dialogo immaginario con organismi e personaggi del passato, si ritrova a dialogare dapprima con un batterio di 2 miliardi di anni fa sull’origine della vita avvenuta 3,6 miliardi di anni fa. Un successivo dialogo con Eucariote di 600 milioni di anni fa sulla loro origine e un dialogo scioccante con un animale, Pikaia, che ci svela una nuova visione dell’essere animali. Si prosegue con un mammifero, Purgatorius, sulla conquista della terra da parte di piante e animali. Infine, un dialogo con Darwin e la selezione naturale all’alba del nuovo millennio.

La seconda parte è una sintesi di alcuni saggi dedicati ai batteri che mettono in evidenza le loro capacità e come la vita sia dipendente dai batteri.

Nella terza parte, partendo dal principio antropico di Brandon Carter e il suggerimento di Hoimar von Dirtfurth: “noi come anello di collegamento con una discendenza non biologica di tutt’altra specie”, Darwin e l’autore sviluppano un dialogo intorno un ideale scopo della vita in relazione al cosmo, sulla vita nello spazio e sulle problematiche esistenziali associate alle nuove tecnologie.


disponibile in forma cartacea, e come ebook.

Ottenibile direttamente su: Youcanprint store

oppure su tutti gli bookstores on line