Post n. 12
GLI ALIENI, NOI, LA MATERIA. Ma un'altra vita è possibile?
L’universo ha avuto origine 13,6 miliardi di anni fa. Secondo alcuni studiosi fu proprio il Big Bang a porre le premesse per l’origine della vita. I fatti che portano a simili affermazioni sono le cosiddette “costanti naturali”. Come riporta il fisico
ionnkorr.blogspot.com |
Inoltre Paul Davies
cita sia la forza nucleare forte,
cioè la forza che lega i protoni nel nucleo, sia la forza di attrazione tra
elettroni (–) e protoni (+). Se l'intensità queste forze variasse anche solo dell’1%, l’universo sarebbe completamente diverso e la vita impossibile. Le stesse
considerazioni valgono per la forza di gravità e per la forza nucleare debole,
cioè la forza che controlla il decadimento dei neutroni. Riflettendo su questi
e altri fatti, intorno alla fine degli anni ’70, l’astrofisico Brandon Carter
coniò il termine “principio antropico” per indicare un universo tagliato giusto
per la vita.
Anche autorevoli
scienziati ,pur non accettando il principio antropico, esprimono idee che
vanno in quella direzione, come il fisico Freeman Dyson che afferma: «Quanto
più l’esamino e studio i particolari della sua architettura, tanto più numerose
sono le prove che l’universo, in un certo senso, doveva già sapere che saremmo
arrivati». Il famoso biologo Simon Conway Morris va anche oltre quando sostiene:
«C’è per così dire, insita nell’inizio stesso dell’universo l’inevitabilità dell’intelligenza».
E Paul Davies sembra credere nell’esistenza di una finalità nei meccanismi del
cosmo ad un livello fondamentale, non accidentale e senza un agente
preesistente con finalità miracolose. Insomma per alcuni scienziati la vita
sarebbe iscritta nelle leggi
dell’universo.
È
comunque un argomento su cui abbiamo ben poco da dire e quindi ci limitiamo a
registrare. Lasciamo a cosmologi e fisici le valutazioni finali dei futuri
approfondimenti e a filosofi e teologi il loro significato ultimo.
Dunque,
nelle stelle attraverso la fusione nucleare dell’idrogeno, si sono formati i
nuclei degli elementi chimici naturali. In particolare nelle stelle di massa
superiore a 1,5 masse solari inizia la formazione di carbonio (C), azoto (N),
ossigeno (O). All’aumentare della massa delle stelle, aumenta la temperatura
del loro nucleo e si formano elementi con massa sempre maggiore. Infine, nel
collasso e l’esplosione delle stelle massicce, circa dieci volte la massa solare,
si formano tutti gli elementi naturali più pesanti. Tutti questi elementi
vengono dispersi nello spazio. A partire dal Big Bang, attraverso la fusione
nucleare dell’idrogeno, le stelle hanno impiegato circa 5 miliardi di anni per fertilizzare lo spazio. In questa prima
fase dell’universo, la quantità di carbonio, azoto e ossigeno era scarsa, e non
potevano esistere pianeti rocciosi perché non c’era silicio a sufficienza. Come
cambierà in futuro l’universo quando cambieranno i rapporti quantitativi tra gli
elementi è argomento di studio. Allo
stato attuale, nell’universo, per ogni milione di atomi di idrogeno ve ne sono
350 di carbonio, 110 di azoto e 670 di ossigeno, mentre la maggior parte dei
restanti elementi si trova intorno all’unità o molto al di sotto. Quindi gli
elementi biogeni (H, C, N, O) sono di gran lunga gli elementi più abbondanti
nell’universo. Possiamo quindi immaginare gli atomi di carbonio, azoto, e
ossigeno immersi in un’atmosfera di idrogeno. La materia nello spazio è molto
rarefatta e sottoposta alle più diverse condizioni di temperatura e di
radiazioni. Però, nel lungo periodo, questi elementi ionizzati dai raggi
ultravioletti, attraverso urti casuali hanno dato origine a molecole di sostanze
molto semplici. E infatti la radio astronomia ha individuato nello spazio
alcune molecole costituite da questi elementi e principalmente metano (CH4),
ammoniaca (NH3), acqua (H2O), acido cianidrico (HCN),
aldeide formica (HCHO), ossido di carbonio (CO) e in quantità inferiori altre
molecole semplici come formammide, urea, alcoli semplici e
chetoni.
Una
parte di queste sostanze vengono distrutte dai raggi ultravioletti per poi
magari riformarsi più tardi in altri luoghi. Ma una buona parte, essendo la
temperatura in quei luoghi intorno ai -250°C, congela su granuli di polvere al
riparo dai raggi letali. Gli elementi prodotti dalle stelle e queste molecole
semplici assieme a grani di polvere (silicati, ossidi
di metalli, cristalli di ghiaccio) costituiscono le nubi di gas e polveri
che contraendosi danno origine ai sistemi planetari.
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In
conclusione possiamo affermare che i sistemi planetari partono tutti con gli
stessi ingredienti.
E
allora, quale chimica con questi ingredienti?
Il
nostro sistema solare ha avuto origine 4,5 miliardi di anni fa. In quel periodo
dalla nebulosa di gas e polveri si sono formati anche gli asteroidi. Frammenti
di asteroidi sono precipitati sulla terra sotto forma di meteoriti; negli
ultimi 2 secoli ne sono stati raccolti e catalogati oltre un migliaio. Questi
meteoriti, denominati anche condriti per la presenza di condruli cioè perline
di materiale fuso, sono quindi formati della stessa materia primordiale di cui
sono formati tutti i gli altri corpi del sistema solare.
Alan
E. Rubin, geochimico dell’università di Los Angeles, ha condotto uno studio sulle
condriti e ha esposto i risultati delle sue ricerche in “I segreti dei
meteoriti primitivi”, Le Scienze, Aprile 2013. L’intenzione di Rubin era solo quella
di costruire una mappa della struttura della nebulosa solare. Da questa ricerca
noi possiamo però trarre anche delle informazioni utili per il nostro scopo.
Dunque
le condriti rappresentano l’80% dei meteoriti caduti sulla terra. Lo studio
delle caratteristiche chimiche ha portato ad identificarne una decina di
gruppi.
Tutti
questi gruppi sono stati inclusi in 4 classi e cioè: condriti enstatitiche formatisi tra 0.5 e 1,5 UA dal Sole (UA, Unità
Astronomica, distanza Sole-Terra), oltre le due UA si sono formate le condriti ordinarie, da 2,5 a 3 UA le condriti Rumuruti e infine tra 3 e 4,5
UA le condriti carbonacee. Oltre
questa distanza inizia la zona dei cosiddetti "giganti gassosi", Giove, Saturno, Urano e Nettuno, mentre gli asteroidi formatisi fino ai lontani confini del sistema solare sono costituiti di ghiaccio. Quindi le condriti si
sono originate dalla prossimità del Sole fino a quasi l’orbita di Giove, nelle
più differenti condizioni ambientali di temperatura, radiazioni, velocità delle
particelle, onde d’urto ecc.
Ebbene,
tra tutte queste differenti condizioni ambientali solo le condriti carbonacee
contengono composti del Carbonio. E quali sono questi composti? Sostanze
organiche semplici e principalmente amminoacidi, cioè i costituenti delle
proteine.
Secondo
J. B. Haldane le sostanze fondamentali per l’origine della vita hanno avuto
origine, in epoca prebiotica, sul nostro pianeta, a partire dai gas della
nebula primordiale con apporti di energia. Nel 1953 S. Miller ha confermato
tale ipotesi.
Dopo
Miller, utilizzando miscele di gas simili a quelli contenuti nelle nubi di gas
e polveri, parecchi ricercatori hanno condotto esperimenti nelle più differenti
condizioni ambientali.
Ebbene,
come Miller essi hanno ottenuto diversi composti
del Carbonio. E quali sono questi composti? Sostanze organiche semplici e
principalmente amminoacidi.
Insomma
dopo 4,5 miliardi di anni non sembra che la chimica sia cambiata di molto. E
quanti indizi bisogna avere per convincersi che, tra i costituenti
delle macromolecole fondamentali per la vita (acidi nucleici e proteine), solo
gli amminoacidi erano presenti in epoca prebiotica?
Ora,
gli stessi ingredienti erano contenuti
nelle nubi di gas e polveri che hanno dato origine ad altri sistemi planetari.
Nei sistemi planetari con "zona abitabile" le condizioni ambientali saranno state pressappoco
simili al nostro sistema solare. È da presumere allora che anche in quei luoghi,
probabilmente, si sono formati amminoacidi. E fino a quando nell’universo non
cambieranno i rapporti quantitativi degli elementi biogeni è probabile che anche
nei sistemi solari in formazione si sintetizzeranno amminoacidi.
Alcuni
scienziati, come riporta Dimitar
Sasselov in “Un’altra terra” 2012, sono alla ricerca di una Biologia sintetica e una Biochimica alternativa.
In questo
contesto, il complesso dei composti organici e le loro reattività vengono rappresentati con la
metafora del paesaggio chimico cioè una sorta di carta geografica con valli e
monti. Le valli rappresenterebbero le condizioni iniziali, i monti invece le
biochimiche alternative che si potrebbero avere in altri pianeti a secondo delle
condizioni ambientali.
Elab. da: geologia-e.igg.cnr.it |
Ora,
cosa si intenda con i termini sintetica
e alternativa non è ancora chiaro, ma
se si pensa ad una biochimica senza amminoacidi si riprende a discutere del
nulla.
Per
quanto riguarda la vita e la sua origine,
a voler utilizzare ancora la metafora del paesaggio chimico, gli amminoacidi
occupano l’unico monte e attorno ad esso
la materia inanimata ha steso un piatto deserto di sale.
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La
vita alle sue origini non poteva e non doveva sbagliare. Nulla può sostituire
gli amminoacidi e poiché le leggi della fisica e della chimica sono universali,
essi con le loro proprietà sono unici e universali. Ed è da qui, dagli
amminoacidi che inizia un tipo particolare di materia, la materia organica, la
materia della vita.
Ci
si chiede spesso se potrebbero vivere organismi che utilizzassero amminoacidi D
(Destro) invece che L (Levo) e Ribosio L invece del D; e perché no? È però
improbabile che si trovino in giro per l’universo. Come avremo modo di
chiarire, corroborata anche da qualche dato sperimentale, la scelta della forma
Levo degli amminoacidi è probabilmente una conseguenza dell’asimmetria
dell’acqua. La vita ha bisogno di acqua liquida e l’acqua liquida in tutto
l’universo presenta sempre la stessa asimmetria.
Negli
esperimenti alla Miller e nei meteoriti sono stati individuati oltre 60
amminoacidi diversi. Di questi la vita sulla terra ne utilizza solo 20 e quando
la vita ebbe origine forse ne ha utilizzati solo 12-15, gli altri la vita li ha
aggiunti molto tempo dopo. È molto probabile che la scelta degli amminoacidi,
se non di tutti almeno di una buona parte, fu una conseguenza delle condizioni
ambientali del nostro pianeta.
Dunque, le cose stanno pressappoco così. Come già esposto nel precedente articolo “Le proteine : i suoi
costituenti. Sette colpi di fortuna”, la materia inanimata fornisce il
materiale (gli amminoacidi) con tutte le proprietà giuste per la vita. Essa tutt’intorno
crea un vuoto chimico in modo che la vita in formazione non abbia da sbagliare.
La materia inanimata fornisce anche un numero abbastanza elevato di
amminoacidi, affinché la vita possa scegliere quelli giusti in funzione delle
condizioni ambientali del pianeta.
Che
dire!
Viene
alla mente quanto afferma Paul Davies in “Da dove viene la vita”, 2000: «L’esercizio di proiettare sulla natura
categorie e concetti tratti dal mondo delle vicende umane, è indubbiamente
pericoloso. Eppure, in fin dei conti, gli esseri umani sono anch’essi prodotti
della natura, e se gli umani hanno degli scopi vuol dire che, a qualche
livello, la tendenza a un fine deve nascere dalla natura, e quindi deve essere
insita in essa. […] È possibile che la finalità sia una proprietà intrinseca
della natura, fino al livello cellulare o addirittura subcellulare? Non c’è
accordo sulle risposte a simili domande, ma una spiegazione dell’origine della
vita non sarà mai completa se non affronta questi interrogativi.»
È
comunque un argomento su cui abbiamo ben poco da dire e quindi ci limitiamo a
registrare. Lasciamo a filosofi e teologi il loro significato ultimo.
A
proposito e gli alieni? Fin qui simili a noi… quasi.
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